Trump mette in discussione “l’unica Cina”. Pechino lo accusa di ignoranza e minaccia ritorsioni
di Paul Wang

In un’intervista diffusa ieri, il neo-presidente Usa rifiuta il quasi trentennale principio senza concessioni sul commercio o altri accordi. E difende il suo diritto di parlare con la presidente di Taiwan. Il Global Times lo accusa di essere “ignorante come un bambino” in politica estera. E minaccia il controllo totale sullo Stretto.


Hong Kong (AsiaNews) – Il presidente eletto Donald Trump si domanda perché gli Stati Uniti dovrebbero tenere al principio della “unica Cina”, senza che Pechino faccia concessioni sul commercio o su altri temi. Sul giornale Global Times è giunta subito la risposta: Trump è un “ignorante e un bambino” in politica estera e il principio dell’unica Cina non è negoziabile. In più, il giornale si lancia in minacce di escalation militare sullo Stretto (di Taiwan) se gli Usa osano abbandonare il principio dell’unica Cina.

Tale principio impone a tutti i partner diplomatici e commerciali di Pechino di riconosce la Repubblica popolare come unico rappresentante del popolo cinese, e di considerare l’isola di Taiwan una “provincia rinnegata”, in attesa di essere ricongiunta (o riconquistata) alla madrepatria.

Già durante la campagna elettorale Trump ha criticato con forza la Cina per essere una “manipolatrice di moneta”, e di sostenere in modo ingiusto il suo export. A qualche giorno dalla sua elezione ha ricevuto una telefonata di congratulazioni dalla presidente taiwanese Tsai Ing-wen, suscitando le ire di Pechino.

In un’intervista alla Fox News, diffusa ieri, egli ha dichiarato: “Non capisco perchè dobbiamo essere legati alla politica dell’unica Cina, senza un accordo con la Cina su altre cose, incluso il commercio”.

Egli ha anche difeso il suo diritto di ricevere telefonate da chiunque, anche da Tsai Ing-wen: “Non voglio che la Cina mi detti quello che devo fare”, ha detto.

Dal 1979 gli Usa hanno instaurato rapporti diplomatici con Pechino e interrotto quelli con Taiwan (dove sarebbe il governo della “Repubblica di Cina”, rifugiatosi nell’isola ai tempi di Chiang Kai-shek). In compenso gli Stati Uniti si sono impegnati per una riunificazione pacifica dei due lati dello Stretto (di Taiwan) e in caso di aggressione armata da parte di Pechino, gli Usa avrebbero difeso l’isola.

 “Taiwan” è un tema sensibilissimo per il Partito comunista cinese che con toni patriottici e nazionalisti si vanta di tenere insieme tutti i territori cinesi, di averli riconquistati dagli antichi poteri coloniali.

La risposta odierna del Global Times (magazine vicino al Quotidiano del popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese) è molto dura. Anzitutto esso bolla Trump di essere “in politica estera ignorante come un bambino”; poi afferma che “il principio dell’unica Cina non è qualcosa che si possa negoziare… Trump pensa che si possa dare un prezzo ad ogni cosa”. Seguono poi velate minacce: “Se Trump abbandona il principio dell’unica Cina, Pechino “metterà in atto una serie di decisive politiche verso Taiwan. Dimostreremo che gli Stati Uniti non sono più i dominatori dello Stretto di Taiwan”.

Nell’intervista alla Fox News, Trump ribadisce le accuse contro Pechino sulla svalutazione mirata dello yuan, sulla politica verso la  Corea del Nord e sulle tensioni nel Mar Cinese meridionale.

Ricordando poi la telefonata con Tsai Ing-wen, egli ha detto: ““È stata una telefonata molto carina. Breve. E perché qualche altra nazione dovrebbe avere il potere di dirmi che non posso prendere una telefonata?”.

Il Global Times mette in guardia Trump dall’usare il principio dell’unica Cina come una leva per forzare Pechino a fare concessioni su commercio e altri temi.