Siria: a rischio la “fragile” tregua, i ribelli pronti a boicottare i colloqui di pace

Il fronte anti-Assad minaccia di sospendere la partecipazione ai preparativi dei colloqui. Le milizie ribelli parlano di “molte e gravi violazioni” al cessate il fuoco. Accuse respinte dai governativi che dicono di rispettare tutti i punti dell’accordo. Fra le aree contese il bastione ribelle di Wadi Barada, essenziale per il rifornimento idrico di Damasco.

 


Damasco (AsiaNews/Agenzie) - A rischio la “fragile” tregua nazionale in Siria, sottoscritta da governo siriano e milizie ribelli in vigore dalla mezzanotte del 30 dicembre; in queste ore il fronte anti-Assad si è detto pronto a sospendere la partecipazione ai preparativi dei colloqui di pace promossi da Russia e Turchia, in programma entro fine mese ad Astana, in Kazakhstan.

In una nota le milizie denunciano “molte e gravi violazioni” al cessate il fuoco da parte dell’esercito lealista. La tregua che, in un primo momento, sembrava reggere su diversi fronti ora appare sempre più in pericolo e con essa emerge la prospettiva di un’escalation ulteriore di violenze.

L’accordo include gran parte dei gruppi di opposizione, da cinque anni in lotta contro il presidente Bashar al Assad, ma non riguarda lo Stato islamico e altre milizie jihadiste; dal patto sono escluse anche le Unità per la protezione del popolo (Ypg, i combattenti curdi in Siria). Una tregua che lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha definito “fragile”, così come restano in sospeso i futuri obiettivi dell’asse russo iraniano in Siria, dopo la recente riconquista di Aleppo.

In una dichiarazione ufficiale diffusa ieri, firmata da diversi gruppi ribelli, si punta il dito contro “il regime e i suoi alleati” che avrebbero continuato “a sparare e commettere molte e gravi violazioni” al cessate il fuoco. “Dato che queste violazioni continuano - prosegue la nota - le fazioni ribelli annunciano… il congelamento di tutte le discussioni legate ai negoziati di Astana”.

Fra i punti contestati, i combattimenti in corso nel bastione ribelle di Wadi Barada, nei pressi di Damasco; secondo le opposizioni l’area sarebbe oggetto di bombardamenti quotidiani da parte dei governativi. Nelle ultime settimane i ribelli hanno accusato l’esercito di Assad e gli alleati di cercare in tutti i modi di prendere l’area, strategica per l’approvvigionamento idrico della capitale. E proprio l’acqua, come ha sottolineato di recente il card Mario Zenari in un’intervista ad AsiaNews, è una delle principali emergenze a Damasco.

In risposta, l’esercito governativo respinge ogni accusa e afferma di rispettare tutti i punti previsti nell’accordo sul cessate il fuoco nazionale.

A inizio anno il Consiglio di sicurezza Onu ha votato all’unanimità il proprio sostegno agli sforzi congiunti di Mosca e Ankara per mettere fine al conflitto siriano e rilanciare i colloqui di pace. In quasi sei anni di guerra sono morte oltre 300mila persone - secondo alcune fonti fino a 450mila - e milioni di sfollati, dando vita alla più grave emergenza umanitaria della storia recente.

A livello nominale la tregua è di scala nazionale; in realtà essa riguarda solo la Siria occidentale, dove le truppe governative e le milizie ribelli coinvolte nell’accordo hanno una presenza miliare.