Caritas Lahore: Profonda delusione per l’assoluzione dei responsabili del rogo di un quartiere cristiano
di Kamran Chaudhry

Nel 2013 la Joseph Colony è stata data alle fiamme. Una folla di 3mila musulmani voleva vendicare una presunta accusa di blasfemia. Legali dei cristiani rischiano ritorsioni nel patrocinare casi di persecuzione religiosa. Leader del Punjab hanno “grandi alleanze con gruppi jihadisti”.


Lahore (AsiaNews) – Leader cristiani del Pakistan esprimono “profonda delusione” per l’assoluzione dei 115 sospettati di aver bruciato un intero quartiere cristiano di Lahore nel 2013. Un tribunale dell’antiterrorismo ha prosciolto tutti gli accusati di aver dato alle fiamme oltre 150 case, diversi negozi e due chiese e di aver costretto centinaia di cristiani alla fuga. Rojar Randhawa, coordinatore delle operazioni dell’ufficio Caritas di Lahore, afferma ad AsiaNews: “È una delusione enorme. Il messaggio è chiaro: chiunque attacca le minoranze e predica l’odio riesce a farla franca”.

Il leader cattolico continua: “Forse le foto e i video che mostravano in modo chiaro le facce degli aggressori non sono stati ritenuti abbastanza credibili”. “Dov’è in questi casi il Piano di azione nazionale?”. Il riferimento è alla politica di contrasto al terrorismo approvata nel 2015 dal governo di Islamabad in seguito all’attentato dei talebani contro la scuola militare di Peshawar.

La Caritas pakistana è stata tra le prime organizzazioni a portare soccorso ai cristiani della Joseph Colony di Lahore, quando il 9 marzo 2013 una folla di 3mila musulmani li ha aggrediti per vendicare una presunta accusa di blasfemia. Due giorni prima contro Sawan Masih, residente cristiano dell’insediamento, era stata presentata una denuncia per insulto all’islam. Secondo i cristiani, invece, il ragazzo avrebbe avuto un diverbio con un barbiere musulmano del luogo, che poi lo ha denunciato.

Ijaz Farhat, ex presidente della Christians Lawyers Association of Pakistan, denuncia un clima di pressione pubblica contro i cristiani, ma anche una certa indifferenza da parte di leader ecclesiastici. “Le vittime sono state dirottate sulle Ong, alcune hanno provato ad abbandonare il Paese ma nessuno ha seguito il caso. I leader della Chiesa sono comparsi davanti al giudice solo una volta”. Secondo l’avvocato, “i legali dei cristiani corrono grandi rischi quando assumono la difesa nei casi di persecuzione contro le minoranze. Nessuno ci garantisce sicurezza nei confronti delle folle che ci attendono al di fuori dei tribunali”.

Irfan Mufti, musulmano e direttore della South Asia Partnership Pakistan, ritiene che “il giudizio del tribunale mostri un rafforzamento della lobby religiosa [integralista]. Non abbiamo grandi aspettative, la nostra fiducia nel sistema legale è andata in frantumi”. I leader politici del Punjab, conclude, “hanno forti alleanze con i gruppi jihadisti. Non c’è giustizia per le minoranze che continuano ad essere perseguitate”.