Politici indonesiani difendono i cristiani contro il fondamentalisti del West Java
di Mathias Hariyadi

Jakarta (AsiaNews) – Forze politiche del paese a maggioranza musulmana, condannano il fondamentalismo islamico nel West Java, responsabile di violenze  e pressionmi sui cristiani. Dopo l'appello del 23 agosto fatto da Gus Dur, il più importante leader musulmano dell'Indonesia, un gruppo di parlamentari indonesiani si allinea ed esprime "profonda preoccupazione" per gli atti dell'Islamic Defender Front, movimento composto da fondamentalisti islamici.

Il gruppo è accusato di aver fatto chiudere con la violenza in un anno 23 chiese cristiane nella sola regione del West Java. Agung Sasongko, deputato eletto con il Partito Democratico indonesiano, ha pubblicato l'appello dei parlamentari ed ha chiesto al governo di "prendere seri provvedimenti al riguardo". "Il governo e la polizia – continua il deputato, che lavora nella VII Commissione sugli Affari religiosi – dovrebbero muoversi velocemente e prendere seri provvedimenti contro coloro che commettono vandalismo". Agung Sasongko  porterà davanti al Parlamento delle audizioni speciali con le vittime dei vari casi.

Nel documento presentato dai parlamentari si legge anche che "nessuno ha l'autorità di essere giudice, in quanto esiste un solo Dio. Questo è il motivo per cui questi atti vandalici devono terminare".

Tiurlan Hutagaol, deputato del Partito per la Pace e la prosperità, ha la stessa preoccupazione dei democratici. Egli ha presentato al governo un emendamento al Decreto del 1969 che richiede specifici requisiti e permessi per erigere una chiesa.

Gli appelli seguono di poco quello fatto da Kiai Haj Abdurrahman Wahid (Gus Dur) che, rivolgendosi direttamente ai fondamentalisti, ha minacciato l'invio di truppe paramilitari ai suoi ordini nel West Java per difendere i cristiani minacciati. Dopo l'appello e vista la popolarità di Gus Dur – che guida un movimento composto da 40 milioni di musulmani – il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha ordinato a Maftuh Basyuni, ministro degli Affari religiosi, di indagare "in modo prudente" sulla questione.

Ahmad Sobri, membro del Fronte islamico e responsabile degli Affari interni, replica: "Non abbiamo mai chiuso con la forza alcuna chiesa. Questa accusa è falsa e diffamatoria. Non vi è mai stato vandalismo o anarchia". Sobri ha spiegato che gli edifici chiusi con la forza non erano chiese, ma case usate in maniera illegale come centro di preghiera.

Secondo un decreto ministeriale congiunto fra il ministero degli Interni e quello degli Affari religiosi, per pregare all'interno delle case i fedeli hanno bisogno del permesso del locale ufficio Affari religiosi e di un altro del capo quartiere in cui si trova la casa. "Abbiamo chiuso le case – continua Sobri – perché i cristiani che vi erano dentro non hanno mostrato i permessi e volevamo quindi riportare gli edifici alla loro funzione primaria". "Tenere funzioni e pregare senza permessi – conclude l'attivista islamico – in una chiesa che si trova in una zona a maggioranza musulmana, potrebbe essere frainteso come atto di proselitismo".