Pechino, fabbriche chiuse per pulire il cielo prima dell’Assemblea nazionale del popolo

L’ordine di chiusura è avvenuto dopo ispezioni segrete e notturne nelle fabbriche inquinanti. A Lanfang (Hebei) tagliata anche l’elettricità. Operazione cosmetica sotto le telecamere del mondo in queste due settimane.


Pechino (AsiaNews/Rfa) – Le autorità del Nord hanno emanato l’ordine di chiudere diverse fabbriche inquinanti e hanno tagliato loro l’elettricità nel tentativo di avere un cielo pulito nella capitale. Fra alcuni giorni a Pechino si danno appuntamento i delegati della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Ccppc) e i membri dell’Assemblea nazione del popolo (Anp), il cosiddetto parlamento.

Alcuni giorni fa il governo ha pubblicato una lista di 18 città nel nord del Paese – ra cui Pechino, Tianjin e la regione dell’Hebei – dove si continua ad inquinare, come appare anche da inchieste e misurazioni avvenute in segreto e in ore notturne.

Il ministero per la protezione dell’ambiente ha avvertito che un pesante inquinamento continuerà almeno fino a domani, a pochi giorni dall’apertura della Ccppc (il 3 marzo) e dell’Anp (il 5 marzo).

Il governo provinciale dell’Hebei ha ordinato la chiusura di acciaierie, fabbriche farmaceutiche e alter industrie inquinanti. Secondo Rfa, a Lanfang (Hebei), l’ufficio governativo per l’ambiente ha perfino tagliato l’elettricità a una fabbrica.

Il problema dell’inquinamento dell’aria è considerato il più grave del Paese. Il particolato diffuso nell’aria è tale che nel Nord – e a Pechino - si consiglia spesso ad anziani e a bambini di non uscire di casa, o si fermano i voli degli aeroporti a causa di uno smog troppo fitto.

Secondo l’attivista ambientale Wu Lihong, del Jiangsu, lo “zelo” di questi giorni è spiegato dal fatto che la Cina vuole fare “bella figura” davanti al mondo e presentare un cielo blu alle telecamere che vengono per seguire la Ccppc e l’Anp. Essere arrivati fino a tagliare l’erogazione di energia elettrica significa che ai livelli superiori si sa che vi è spesso collusione fra fabbriche e governi locali. Grazie a bustarelle questi ultimi chiudono volentieri un occhio sull’inquinamento.