Nepal, la polizia apre il fuoco sui madhesi in protesta: 4 morti e decine di feriti
di Christopher Sharma

Gli scontri sono avvenuti durante un comizio elettorale del partito di opposizione comunista. La minoranza tribale lamenta di essere discriminata e vuole la creazione di una provincia autonoma. A maggio si terranno le elezioni amministrative, le prime dopo 19 anni.


Kathmandu (AsiaNews) – È di quattro morti e decine di feriti il bilancio dei violenti scontri tra alcuni manifestanti tribali madhesi e agenti della polizia. Gli incidenti sono avvenuti ieri a Maleth, nel distretto di Saptari (parte sud-orientale del Nepal), mentre era in corso un raduno elettorale del partito di opposizione Cpn-Uml, Communist Party of Nepal (Unified Marxist–Leninist). La polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti che avevano tentato di interrompere il comizio cui partecipavano leader di spicco, tra i quali anche l’ex premier K P Sharma Oli. Ramesh Bhattarai, capo di polizia della regione, dichiara: “Una folla di madhesi ha attaccato l'incontro con pietre e bastoni. Abbiamo lanciato dei segnali di avvertimento, ma quando essi li hanno ignorati siamo stati costretti a sparare”.

Da settimane in Nepal si è riaccesa la tensione tra la minoranza madhese (che popola la regione meridionale del Terai) e il governo centrale. Simili scontri non sono una novità: due anni fa, quando è stata firmata la prima Costituzione laica e democratica del Paese, i dissidi tra le forze parlamentari e la minoranza madhese hanno raggiunto picchi elevatissimi.

Come allora, anche questa volta la questione centrale riguarda la suddivisione territoriale del Paese. Con l’approvazione della carta fondamentale, i partiti di maggioranza hanno stabilito la creazione di sette province [all’inizio erano sei, ndr]; dal canto loro, i tribali lamentano che una simile delimitazione amministrativa li penalizza e chiedono l’istituzione di una provincia autonoma.

A maggio si terranno le elezioni amministrative locali, le prime in 19 anni. Oltre a destare preoccupazione tra i leader di partito, che temono di perdere le loro roccaforti territoriali, nel Paese si sono ridestate le richieste delle minoranze che si sentono discriminate.

Per questo il Samyukta Loktantrik Madhesi Morcha [Slmm, anche noto come United Democratic Madhesi Front, Udmf – ndr], l’alleanza delle forze politiche che rappresentano i madhesi, ha indetto scioperi in diverse città del sud. Una di queste manifestazioni si è scontrata con i partecipanti al programma elettorale “Mechi-Mahakali Campaign” del Cpn-Uml, che si trovavano nella zona industriale di Gajendra Narayan Singh. Tra i capisaldi del programma vi è la non ridefinizione dei confini interni delle province: secondo i comunisti, i madhesi possiedono già adeguate garanzie costituzionali che tutelano i loro diritti.

Prevendendo possibili scontri, la polizia aveva rafforzato il sistema di sicurezza. Il capo regionale aggiunge: “Se non avessimo fermato la folla, essi avrebbero attaccato i rappresentanti politici”. Bal Krishna Panthi, portavoce del ministero degli Interni, commenta: “Condanniamo ogni atto di violenza e la perdita di vite umane, ma è stato necessario per ristabilire la pace. Chiediamo a tutte le parti di mantenere la calma e il rispetto reciproco”.

Da parte sua, Gajendra Mandal, segretario centrale del Madhes Samajbadi Party, affiliato all’Slmm, denuncia: “Il partito Uml è responsabile di questo efferato incidente. Noi stavamo chiedendo in modo pacifico che i nostri diritti siano assicurati dalla Costituzione. Invece i leader dell’Uml continuano a perseguitare e reprimere il popolo madhese. Continueremo la nostra protesta”.