Libano, inizia processo legale per presunti assassini di Hariri
L'inchiesta Onu riporta l'attenzione sull'implicazione della Siria.

Beirut (AsiaNews) – Alcuni fra i più noti pubblici ministeri del Libano hanno iniziato giovedì 1 settembre le procedure legali per mettere in stato d'accusa i 4 membri dei Servizi di Sicurezza libanesi (pro-siriani) accusati dell'omicidio dell'ex premier Rafic Hariri. Si tratta del primo e più importante passo per giungere ad un processo.

I 4 detenuti sono: Mustafa Hamdan, ex capo della Guardia presidenziale; Jamil al-Sayed, ex capo dei Servizi di Sicurezza; Ali al-Hage, ex capo della Sicurezza interna e Raymond Azar, ex direttore della Sicurezza con delega alle Forze armate. Tutti sono stati arrestati all'inizio della settimana.

Il Procuratore generale che si occupa del caso, Said Mirza, dice che l'inizio della procedura legale contro i 4 avviene in osservanza di quanto dichiarato subito dopo l'omicidio, ovvero di "processare chiunque fosse implicato, abbia partecipato o incitato l'assassinio". Elias Eid, magistrato investigativo, interrogherà i detenuti nel  pomeriggio di oggi: dopo l'audizione sarà lui a presentare le ipotesi di procedura ed a suggerire le migliori forme legali per proseguire nel caso.

Detlev Mehlis, capo della Commissione internazionale voluta dalle Nazioni Unite per indagare sul caso, ha raccomandato con forza di mantenere la detenzione dei 4 per "la sicurezza dell'inchiesta e la loro stessa salvaguardia". Najib Friji, portavoce delle Nazioni Unite a Beirut, dice: "Mehlis è d'accordo con la pubblica accusa per come si sta muovendo nei confronti degli accusati. E' proprio quello che aveva raccomandato di fare".

L'inviato Onu, parlando ad una conferenza stampa, avverte però che "sebbene questo sia un passo importante nell'inchiesta, i 4 sono solo una parte del quadro, non il totale" ed ha aggiunto che il caso è "ben lontano dalla conclusione". Mehlis ha poi riportato l'attenzione sulla Siria, accusata di collaborazionismo nell'omicidio, ed ha annunciato un suo prossimo viaggio a Damasco. "Sono ottimista – dice – che i problemi attuali possano essere risolti. Devono essere risolti perché senza la collaborazione siriana non potremmo avere una visione completa del quadro".

Subito dopo le accuse e gli arresti il presidente libanese Emile Lahoud smentisce le voci che lo vogliono dimissionario ed annuncia la "ferma volontà" di rimanere al suo posto. Per il leader druso, Walid Jumblatt, è arrivato invece il momento per Lahoud di "pagare i debiti" e definisce "in arrivo" altri arresti.

Dal 14 febbraio scorso, data dell'attentato omicida ad Hariri, si sono verificati 11 attentati compiuti con l'esplosivo nel Paese. Le vittime principali sono stati noti anti-siriani, fra cui George Hawi (leader comunista), ucciso il 21 giugno ed il giornalista Samir Kasir, ucciso da un'autobomba il 2 giugno.