Violenze nel sud Thailandia: 3 morti e oltre 20 feriti

Narathiwat (AsiaNews/Agenzie) - Tre morti e una ventina di feriti, fra i civili e le forze dell'ordine, è il bilancio di una serie di esplosioni e sparatorie in diverse località della Thailandia del sud avvenute nelle ultime 48 ore. Lo hanno reso noto ieri fonti ufficiali. Le zona più colpite sono le province di Narathiwat, Yala e Pattani.

Le prime esplosioni si sono verificate il 31 agosto scorso colpendo simultaneamente un bar e 2 alberghi a Slungai Kolok, città al confine con la Malaysia.

Gli ultimi episodi di violenza risalgono a ieri. Nella provincia di Narathiwat una bomba ha ucciso un poliziotto che scortava degli insegnanti a scuola, mentre un altro ordigno ha ferito 3 abitanti di un villaggio. Nella provincia di Yala, invece, un insegnante musulmano – Abduloh Malee, 38enne – è morto dopo che due uomini armati gli avevano sparato alla testa.

Negli ultimi 20 mesi le violenze nel sud - a maggioranza musulmana - hanno provocato circa 900 morti. Gruppi separatisti islamici della zona chiedono la secessione delle province meridionali. Analisti avvertono che dietro la crisi possono nascondersi anche esponenti della criminalità comune e altre forze, che traggono vantaggio dalla situazione di caos.

Nel mirino anche il primo ministro Thaksin Shinawatra. Ieri a Narathiwat alcuni sospetti militanti hanno diffuso immagini del premier avvolte dalla bandiera nazionale e con messaggi di minaccia.  

Intanto i civili tentano di mettersi in salvo altrove. È di ieri la notizia che 131 musulmani – tra cui 43 bambini – il 30 agosto hanno varcato illegalmente il confine con la Malaysia chiedendo asilo. Al momento sono trattenuti dalle autorità locali e ospitati in 2 moschee dello Stato malaysiano del Kelantan. Ufficiali della polizia locale hanno assicurato che i fuggitivi saranno consegnati alle autorità per l'immigrazione e che verranno intensificati i controlli lungo le frontiere.

Secondo la polizia, la recrudescenza della violenza negli ultimi giorni sarebbe la risposta dei ribelli islamici alle prime defezioni tra i loro ranghi dopo il recente varo di un decreto governativo che rafforza le misure di sicurezza: almeno 40 persone coinvolte in violenze si sarebbero consegnate alle autorità confidando in nuovi provvedimenti di amnistia.