Teheran, il turismo per rilanciare l’economia dopo anni di sanzioni

Dall’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare più che raddoppiato il numero degli ingressi dall’estero. L’obiettivo è passare dai 4,8 milioni di turisti del 2014 agli oltre 20 milioni del 2025. Nella sola Teheran cresciuto del 13% il numero di visitatori. Al vaglio sgravi fiscali per favorire la crescita del settore.


Teheran (AsiaNews) - L’Iran guarda con crescente attenzione al settore del turismo, per generare ricchezza e rilanciare un’economia in lenta ripresa dopo anni di sanzioni internazionali per il programma atomico degli ayatollah. Un cambiamento emerso con forza nell’ultimo biennio, grazie anche all’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa) raggiunto nell’estate del 2015 e che ha riaperto - almeno in parte - a Teheran le porte del mercato occidentale.

Secondo le cifre ufficiali fornite dall’Organizzazione per il turismo, il patrimonio culturale e l’artigianato (Chtho), il numero dei turisti giunti dall’estero in Iran dal momento in cui è entrato in vigore l’accordo sul nucleare è “più che raddoppiato”. Zahra Ahmadipour, direttore Chtho, sottolinea che il Paese ha bisogno di “respirare aria fresca” nel settore per garantire una “crescita sostenibile” e cavalcare “il boom nell’ingresso del numero di stranieri”.

Per garantire una miglire ospitalità, il governo sta valutando l’ipotesi di creare un ente-ombrello, all’interno del quale riunire i principali hotel e le più importanti strutture ricettive della Repubblica islamica: un modo per garantire al turista la possibilità di usufruire di sistemazioni e servizi con uno standard minimo assicurato.

Dopo anni di embargo, nel 2015 l’Iran ha ottenuto un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche occidentali, in cambio di un accordo sul controverso programma atomico. Un’intesa accolta in maniera positiva dalla maggioranza della comunità internazionale. Questo ha permesso di rilanciare l’economia e potenziare gli investimenti, garantendo al contempo un miglioramento dell’arredo urbano e riforme nel comparto energetico.

Il Piano di sviluppo del turismo 2025 prevede una crescita da 4,8 milioni di visitatori del 2014 agli oltre 20 milioni del 2025. Del resto prima dell’entrata in vigore delle sanzioni internazionali, la Repubblica islamica era una delle più apprezzate mete del turismo mondiale e la stessa rivista Forbes ritiene l’Iran “una delle 10 destinazioni più cool da visitare nel 2017”.

Secondo uno studio pubblicato nel settembre scorso dalla Mastercard Global Destinations Cities Index, la capitale iraniana è al nono posto fra le prime dieci destinazioni al mondo (su un totale di 132 città) con il più alto tasso di crescita per numero di turisti. Teheran ha registrato un aumento di circa il 13% per visitatori internazionali e il dato sembra destinato a salire.

Dietro la crescita vi è lo sforzo congiunto promosso dal governo e dai privati. Tuttavia, rispetto ad altre realtà internazionali si tratta di un mercato ancora giovane, che risente della scarsa qualità delle infrastrutture e della precarietà dei trasporti in molte zone del Paese. Intanto l’espansione del settore attira l’attenzione di molte realtà internazionali, come la multinazionale francese AccorHotels che sta progettando la realizzazione di cento strutture entro i prossimi 10 anni.

Il governo di Teheran ha colto il potenziale racchiuso - e inespresso - del settore. Per favorire la crescita del mercato l’Iran sta valutando provvedimenti che concedono esenzioni fiscali annuali per imprese e individui attivi nel settore. Incentivi che dovrebbero favorire una ulteriore crescita, per una nazione ricca di siti turistici, 21 dei quali inseriti nella lista dei patrimoni dell’umanità Unesco. A questi si aggiungono le spiagge del Golfo di Persia o del Mar Caspio, oltre alle vette innevate per gli amanti della montagna e dello sci.

Infine, va ricordato che per visitare il Paese bisogna pur sempre conformarsi ad alcune norme e tradizioni locali, come il divieto al consumo di alcol in base ai dettami previsti dalla sharia (la legge islamica). Alle donne è inoltre imposto l’uso di copricapi o hijab al di fuori delle loro stanze. A questi aspetti, sottolinea l’esperta di turismo Melissa Biggs Bradley, responsabile del sito web Indagare, va aggiunta la tradizionale ospitalità della popolazione locale. “Non mi sono mai sentita meglio accolta - ha scritto la blogger - in nessuno degli oltre cento Paesi al mondo che ho visitato”.