Papa alle Palme: Gesù non è un illuso, un profeta ‘new age’, un venditore di fumo: è il grande Paziente del dolore umano

Papa Francesco celebra la Domenica delle Palme insieme a decine di migliaia di giovani della Giornata mondiale della gioventù. Mentre “facciamo festa al nostro Re, pensiamo alle sofferenze che Lui dovrà patire in questa Settimana”.  Gesù “non ha mai promesso onori e successi. Ha sempre avvertito i suoi amici … che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce”. Non contemplare Gesù “nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video”, ma “in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui”. Il passaggio della croce dei giovani da Cracovia a Panama. Il ricordo dell’attentato a Stoccolma e quello di oggi in Egitto.


Città del Vaticano (AsiaNews) -  Gesù “non è un illuso che sparge illusioni, un profeta ‘new age’, un venditore di fumo, tutt’altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano”. È il centro dell’omelia che papa Francesco ha proclamato oggi alla messa per la Domenica delle Palme in piazza san Pietro. Fra gli oltre 40mila fedeli e pellegrini vi sono moltissimi giovani. Questa domenica coincide infatti con la 32ma Giornata mondiale della gioventù (Gmg), che quest’anno si celebra a livello diocesano, che ha come tema “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”. Ieri il papa ha celebrato la vigilia della Giornata nella basilica di S. Maria Maggiore.

La celebrazione ha avuto inizio dall’obelisco al centro della piazza, dove è stato letto il vangelo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme e sono state benedette le palme e i rami d’ulivo che i giovani sventolano lungo la processione verso l’altare sul sagrato. Nell’omelia il pontefice ricorda: “Il Vangelo proclamato prima della processione (cfr Mt 21,1-11) descrive Gesù che scende dal monte degli Ulivi in groppa a un puledro di asino, sul quale nessuno era mai salito; dà risalto all’entusiasmo dei discepoli, che accompagnano il Maestro con acclamazioni festose; ed è verosimile immaginare come questo contagiò i ragazzi e i giovani della città, che si unirono al corteo con le loro grida. Gesù stesso riconosce in tale accoglienza gioiosa una forza inarrestabile voluta da Dio, e ai farisei scandalizzati risponde: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19,40)”.

Ma la domenica delle Palme ha un “doppio sapore, dolce e amaro, è gioiosa e dolorosa”, ricorda l’entrata trionfale in Gerusalemme e la sua passione.  Perciò, il papa aggiunge, mentre “facciamo festa al nostro Re, pensiamo alle sofferenze che Lui dovrà patire in questa Settimana. Pensiamo alle calunnie, agli oltraggi, ai tranelli, ai tradimenti, all’abbandono, al giudizio iniquo, alle percosse, ai flagelli, alla corona di spine..., e infine alla via crucis, fino alla crocifissione.  Lui lo aveva detto chiaramente ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Non ha mai promesso onori e successi. I Vangeli parlano chiaro. Ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce. E anche per noi vale lo stesso. Per seguire fedelmente Gesù, chiediamo la grazia di farlo non a parole ma nei fatti, e di avere la pazienza di sopportare la nostra croce: di non rifiutarla, non buttarla via, ma, guardando Lui, accettarla e portarla, giorno per giorno”.

“E questo Gesù, che accetta di essere osannato pur sapendo bene che lo attende il ‘crucifige!’, non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No. È presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie... Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati.... Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato.

Non è un altro Gesù: è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. È lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo altro Signore all’infuori di Lui: Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace”.

Alla fine della messa, il papa ha invitato i giovani di Cracovia e i loro vescovi a consegnare la croce dei giovani, simbolo delle Giornate della gioventù, a una rappresentanza dei giovani di Panama, dove nel gennaio 2019 sarà celebrata la Gmg.

Il pontefice ha anche espresso vicinanza e preghiera per le vittime dell’attentato a Stoccolma due giorni fa e a quello avvenuto oggi a Tanta in Egitto. Egli ha espresso le sue condoglianze al “fratello” Tawadros e ai familiari delle vittime.