Lavoratore migrante condannato a morte: ha ucciso per ottenere la paga

Un operaio migrante edile uccide 4 uomini per la rabbia scatenata dall'ennesimo rifiuto del padrone a pagarlo.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Wang Binyu, un lavoratore migrante di 27 anni che viene da Gansu, è stato condannato a morte dopo aver ucciso 4 persone che da 5 mesi non lo pagavano. Wang ha lavorato per oltre 1 anno in un cantiere edile a Ningxia, nel Shizuishan: dice di aver ucciso il suo supervisore e 3 parenti di quest'ultimo in un momento di rabbia. 

Wang spera che la sua storia possa finalmente portare l'attenzione sul bisogno di proteggere i diritti dei lavoratori migranti come lui. Il condannato racconta ad un'agenzia di stampa governativa cinese che l'omicidio è avvenuto l'11 maggio, quando si è recato dal capo costruzione per avere i 5 mila yuan (circa 502 euro) che gli spettavano. Il datore di lavoro ha chiamato il supervisore e 3 suoi parenti per far allontanare Wang, che è stato picchiato e deriso dai 4. Per la rabbia ha estratto un coltello ed ha ucciso gli uomini. "Non potevo realmente più stare lì – dice – ne avevo abbastanza". Dopo il crimine Wang si è consegnato spontaneamente alla polizia ed è stato condannato in giugno alla pena capitale da una corte di giustizia locale.

Proteste per le paghe non corrisposte anche in un sito edile creato per le Olimpiadi di Pechino del 2008. Circa 500 lavoratori di un'industria di Nantong rifiutano di lasciare il cantiere del Centro conferenze nazionale dopo la decisione del committente di cambiare industria di costruzione. Gli operai impediscono inoltre ai circa 300 colleghi della nuova industria (del Sichuan) di iniziare i lavori. "Non abbiamo ricevuto un penny dopo 3 mesi di lavoro - dice un dirigente della prima industria - come possono i nostri lavoratori andare a casa?"

Questi casi emergono nel pieno della campagna lanciata dal governo per risolvere il diffuso problema delle paghe arretrate dovute ai migranti, in special modo quelli impiegati nell'industria edile (circa il 70 % del totale). La campagna è stata lanciata nel 2003 ma ha attirato l'attenzione cinese durante i lavori dell'Assemblea nazionale del Popolo dello scorso anno, quando il primo ministro Wen Jiabao si è impegnato a "risolvere in maniera completa" il problema delle paghe non corrisposte entro il 2007. L'impegno prevede che ogni somma di denaro dovuta prima dello scorso anno debba essere pagata entro il prossimo febbraio. Un sistema di controllo dovrebbe essere attuato per fermare l'accumulo delle paghe.

Secondo i media governativi circa 33 miliardi di yuan (oltre 3,3 miliardi di euro) in paghe arretrate accumulate prima dello scorso anno sono già state corrisposte ai migranti, ma si ha notizia di sempre nuovi casi legati alla questione. "So che vi sono delle politiche governative volte a proteggere i nostri diritti – dice Wang – ma a livello locale queste non sono attuate. I nostri diritti non possono ancora essere protetti". "Lavoriamo a grandi altezze e possiamo morire in un momento di distrazione – conclude il condannato – ma sapete quanti migranti muoiono costruendo queste grandi torri?".

Du Yang, un economista del lavoro dell'Accademia cinese per le Scienze sociali, dice che assicurare i pagamenti corretti ai migranti ha un costo per il governo. "Ogni mille yuan di paghe dovute, il governo deve spenderne 3 mila – dice Du – ed è una questione importante anche capire dove vi siano abbastanza persone per supervisionare e regolare i cantieri". L'economista aggiunge che molti datori di lavoro potrebbero nascondere le paghe – invece di darle ai lavoratori – se sapessero di non poter essere arrestati.

In Cina vi sono circa 150 milioni di questi lavoratori, che a causa della povertà estrema delle zone rurali si spostano nei centri urbani per lavorare. I migranti vengono costretti a lavorare a salari bassissimi, anche per gli standard cinesi, e con orari disumani: sono diventati la principale forza di lavoro nei settori delle costruzioni e della manifattura.