Tamil Nadu, la polizia interrompe una Via crucis di cristiani dalit (Video)
di Nirmala Carvalho

Gli agenti sono saliti sull’altare e impedito la prosecuzione delle celebrazioni del Venerdì Santo. Funzionario locale: “I dalit hanno già una chiesa nel loro villaggio”. Leader cristiano: “Da quando il premier Modi è al potere, si sono moltiplicati gli attacchi contro le minoranze”.


Chennai (AsiaNews) – Nel giorno del Venerdì Santo la polizia del Tamil Nadu ha impedito ad un centinaio di cristiani dalit di scalare una collina per effettuare la Via crucis. È successo nell’area di Thirukazhukundram, famosa per un tempio dedicato al dio Shiva. Qui lo scorso 14 aprile gli agenti sono saliti sull’altare (v. video) e interrotto le celebrazioni. V.P. Jeyaseelan, funzionario di Chengalpet, riferisce che l’area era stata dichiarata “zona inaccessibile” e che l’incidente è dovuto ad una disputa di lungo corso tra i residenti di Sogandi e quelli di Alagusamudram. Ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna “l’attacco sacrilego. Il comportamento sacrilego dei radicali è inaccettabile. Chiediamo alla Commissione nazionale per i diritti umani di aprire un caso contro la polizia e le autorità che sono rimaste spettatori silenti di tale riprovevole attacco d’odio che ha ferito i sentimenti di centinaia di cristiani”.

Il funzionario Jeyaseelan ha spiegato che “i cristiani dalit di Sogandi avevano ricevuto il permesso di celebrare la funzione alle pendici del monte, ma poi la situazione è degenerata quando questi hanno imbracciato le croci e provato a risalire la collina”. Egli riporta inoltre che i dalit in precedenza “avevano installato alcune statue, ma le abbiamo demolite il 31 dicembre dopo che gli indù di Alagusamudram si sono opposti. Abbiamo anche organizzato due comitati per riportare la pace, che però non hanno condotto a risultati amichevoli”. Jeyaseelan aggiunge che i cristiani di Sogandi “hanno già una chiesa nel loro villaggio. Erano stati avvertiti che non avrebbero dovuto trasgredire il divieto, ma essi sostengono di avere da più di 10 anni una struttura religiosa in cima al monte. Per questo avremmo dovuto consentire loro l’accesso”.

Sajan K George lamenta che “l’India combatte da tempo per proteggere le minoranze religiose, nonostante il Paese si dichiari laico, democratico e pluralistico”. Al contrario, esiste “un clima di impunità. Da quando il premier Narendra Modi è salito al potere nel 2014 si sono moltiplicati gli incidenti di natura religiosa e le violenze settarie”. Le minoranze, conclude, “sono vittime di conversioni forzate, politiche di ‘Ghar Wapsi’ [ritorna a casa, cioè all’induismo – ndr] da parte di gruppi nazionalisti indù come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss)”.