Everest, crollata la parete di roccia ‘Hillary Step’

La notizia è stata data dall’alpinista britannico Tim Mosedale. Forse la barriera rocciosa si è sbriciolata a causa del terremoto dell’aprile 2015. La cresta è dedicata al primo scalatore che nel 1953 riuscì a completare l’ascensione della montagna più alta della Terra.


Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) – L’Hillary Step, cioè l’ultimo ostacolo roccioso prima della vetta dell’Everest, situato a 8790 metri di altezza, non esiste più. A darne notizia è stato lo scalatore britannico Tim Mosedale, che per primo è riuscito a raggiungere il passo lo scorso 16 maggio. L’alpinista ha aggiunto che il crollo della parete di roccia potrebbe rendere ancora più rischioso il percorso degli scalatori e con ogni probabilità è dovuto al potente terremoto di magnitudo 7.8 che il 25 aprile 2015 ha colpito il Paese himalayano.

Subito dopo il sisma è stato accertato che il monte più alto del mondo ha subito uno scivolamento verso sud-ovest di circa tre centimetri. Le ipotesi di un crollo del “passo” erano già circolate lo scorso anno, ma finora nessuno era riuscito a raggiungere il picco a causa delle condizioni meteo proibitive. Inoltre lo spesso manto di neve che ricopriva la cresta rendeva impossibile effettuare misurazioni e calcolare i danni del sisma. Mosedale ha scritto sul suo profilo Facebook: “Lo scorso anno io stesso ho scalato la cima, ma non avevamo la certezza che la parete fosse crollata dato che l’area era ricoperta di neve. Tuttavia ora posso affermare che la parete di roccia chiamata Hillary Step non c’è più”.

L’Hillary Step deve il suo nome a Edmund Hillary, lo scalatore neozelandese che per primo nel 1953 riuscì a portare a termine l’ascensione dell’Everest insieme allo sherpa Tenzing Norgay. In molti prima di lui avevano tentato l’impresa ma la conformazione geofisica del territorio – una parete verticale di 12 metri, ultima barriera prima dell’Everest – ha sempre reso molto difficoltosa la scalata.

L’alpinista Mosedale ha pubblicato sul suo profilo Facebook le foto di come appare oggi la vetta, cioè un ammasso di rocce sbriciolatesi dalla parete. Egli ha scritto che la distruzione del passo potrebbe rendere più facile l’ascesa, dato che gli scalatori non dovranno più affrontare la parete verticale; allo stesso tempo, essa porterà ad una riduzione dei percorsi accessibili, con la conseguenza che gli alpinisti potrebbero essere costretti ad attendere per lunghi periodi al freddo e a un’altitudine elevata.