Sri Lanka, terra di colonizzazione economica cinese
di Melani Manel Perera

Il progetto di città portuale di Colombo ha indebolito il Paese, tanto da fargli perdere sovranità. L’isola è strategica per il piano “One belt, one road” di Pechino. Programmi di sviluppo che non ascoltano la voce delle persone.


Colombo (AsiaNews) – Lo Sri Lanka sta diventando sempre di più una “colonia della Cina”. Lo afferma ad AsiaNews la popolazione locale, vittima dei progetti di espansione economica di Pechino, in particolare della città portuale di Colombo e dell’aeroporto di Hambantota. “Noi non siamo contro lo sviluppo – sostengono – ma non vogliamo che il nostro Paese diventi la colonia di un altro. Ci sono tanti progetti di sviluppo che vengono eseguiti senza ascoltare la voce delle persone”.

La popolazione locale lamenta che “il precedente governo e quello attuale stanno facendo la stessa cosa. Attraverso questi progetti, i poveri diventeranno ancora più poveri e i ricchi sempre più ricchi. L’ambiente e la sovranità [nazionale] svaniranno”. Dello stesso parere è Hemantha Vithanage, noto ambientalista, che ritiene che gli investimenti cinesi nell’isola di Ceylon “non siano così trasparenti e partecipativi. Essi coinvolgono [forme] moderne di colonizzazione della nazione in termini cinesi”. Secondo l’attivista, a capo della Ong Forum on Asian Development Bank che monitora le attività della nuova Asia Infrastructure Investment Bank (Aiib), “lo Sri Lanka è un Paese fortemente indebitato, che non ha potere di contrattazione. È diventato così debole con il Colombo Port City Project da perdere sovranità. Anche il piano ad Hambantota pone serie questioni per il controllo dei beni e delle risorse nazionali da parte del governo”. Egli spiega che lo Sri Lanka è un Paese chiave per i programmi cinesi, soprattutto da quando è stata lanciata la strategia “One belt, one road” [il sistema di porti e autostrade che porterà le merci di Pechino fino al cuore dell’Europa, ndr]. “La maggior parte dei piani di sviluppo cinesi – riferisce – sono collegati in qualche modo a questo programma. Lo Sri Lanka è strategico perché tutte le rotte navali passano accanto all’isola”.

Per quanto riguarda la Aiib, partecipata al 51% da Pechino e al 26% dall’’India, l’ambientalista riferisce che lo scopo ufficiale è “investire in progetti infrastrutturali a tassi di interesse di mercato [nel campo] dell’energia, delle comunicazioni e dei trasporti. La banca assicura che non sosterrà centrali elettriche a carbone, e invece promuoverà gli accordi di Parigi e le energie rinnovabili”. “Ma la mia opinione – dichiara in conclusione – è che si tratta di una nuova banca per lo sviluppo con una visione che [appoggia] un’altra entità neoliberale per far risplendere la Cina nel mercato dell’economia e nel mondo capitalistico”.