Pastore pentecostale ucciso in Punjab. Mons. Mulakkal: un attacco contro i cristiani
di Nirmala Carvalho

Sultan Masih era il pastore della “Temple of God Church”. È stato raggiunto da colpi di pistola mentre era al cellulare. Vescovo di Jalandhar: “L’intera comunità cristiana è ferita nel profondo”. La famiglia della vittima blocca l’autostrada. Sajan K George: “Nel Paese prevale la cultura del linciaggio”.


Ludhiana (AsiaNews) – L’omicidio del pastore pentecostale Sultan Masih “è stato un attacco contro la comunità cristiana”. Ne è convinto mons. Franco Mulakkal, vescovo di Jalandhar, che ad AsiaNews condanna l’uccisione del leader cristiano avvenuta la sera del 15 luglio in un villaggio del Punjab indiano. Sebbene la polizia ancora brancoli nel buio e non si sia sbilanciata sull’identità degli aggressori, il vescovo non ha dubbi: “Gli assassini sapevano che era un pastore. Questo attacco contro i cristiani ha ferito nel profondo l’intera comunità e causato insicurezza e agitazione. Non abbiamo idea del motivo del suo omicidio”.

Masih era il pastore della “Temple of God Church”, nella località di Slem Tabri. Chi lo conosceva, riferisce che l’uomo non aveva nemici né dissidi con i vicini. Egli è stato raggiunto da alcuni colpi di proiettile esplosi da due uomini a bordo di una moto, che lo hanno colpito mentre era all’esterno della chiesa e parlava al cellulare.

Ieri i suoi parenti e i fedeli della comunità sono scesi in strada per chiedere che venga fatta presto giustizia e che gli assassini vengano arrestati. Per questo hanno bloccato l’autostrada Ludhiana-Jalandhar NH-1 [v. foto], rifiutando anche di celebrare il rito funebre fino a quando non avessero ottenuto risposte certe. Il blocco è durato tre ore, e alla fine in serata si sono svolti i funerali.

Nel frattempo le autorità hanno rafforzato le misure di sicurezza in tutte le chiese dello Stato, in via preventiva. Il chief minister Amarinder Singh ha concesso un risarcimento di 500mila rupie [circa 7mila euro, ndr] alla vedova della vittima e offerto posti di lavoro nella polizia di Stato ai due figli (un maschio e una femmina), in modo che essi possano mantenere la famiglia. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna “la cultura del linciaggio e l’assenza della legge che prevalgono in molte parti dell’India e che stanno alimentando l’odio e il clima di impunità. Noi vogliamo la pace. Violenza e omicidi sono contro gli insegnamenti di ogni religione”.