Decine di migliaia protestano per la condanna degli studenti attivisti

Non si registrava una simile partecipazione dal 2014. Attivisti per la democrazia e politici stranieri criticano la decisione della corte, spinta dal governo di Hong Kong. Il segretario generale respinge l’accusa: l’indipendenza giuridica è fondamento del successo della città.


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Decine di migliaia di manifestanti hanno marciato ieri per le vie di Hong Kong, in protesta per l’imprigionamento di Joshua Wong e degli altri due leader studenteschi pro-democrazia, Nathan Law e Alex Chow. La polizia stima il numero dei partecipanti a 22mila, mentre gli organizzatori sostengono che non si registrava una tale partecipazione sin dalle manifestazioni del 2014 di Occupy Central.

Nel corteo di ieri alcuni partecipanti portavano un manifesto con la scritta “Non è un crimine combattere contro il totalitarismo”, e ripetevano cori a favore del “rilascio di tutti i prigionieri politici”. Lester Shum, organizzatore e leader studentesco, ha definito “incoraggiante” la grande adesione a sostegno degli studenti imprigionati: “È la prova che il popolo di Hong Kong non si lascerà intimorire dalle persecuzioni politiche”.

La marcia è arrivata fino alla corte d’appello, dove i tre dissidenti sono stati condannati a una pena detentiva da sei a otto mesi. La sentenza ha scatenato le critiche di attivisti pro-democrazia e di funzionari governativi nel Territorio e all’estero, per l’intervento del governo che si è appellato contro l’iniziale condanna ai lavori sociali, chiedendo un inasprimento della punizione. Una mossa che terrà i tre dissidenti lontano dalla vita politica: la pena (superiore ai tre mesi) proibisce loro di candidarsi alle elezioni locali per cinque anni.

I tre leader studenteschi erano stati condannati per “assemblea non autorizzata” per aver scavalcato il recinto dell’edificio del governo di Hong Kong il 26 settembre 2014. Le loro azioni insieme a quelle di altre centinaia di studenti avevano innescato le manifestazioni del movimento pro-democrazia conosciuto come Occupy Central o “degli ombrelli” (utilizzati dai giovani per difendersi dagli idranti della polizia).

Intanto, il governo di Hong Kong continua a respingere le critiche di aver vittimizzato i tre studenti su ordine del governo centrale di Pechino: Matthew Cheung Kin-chung, segretario generale, ha definiti “fazioso” il modo in cui i media stranieri hanno riportato la notizia, ribadendo che l’indipendenza giudiziaria della città è una pietra miliare del suo successo.