Offensiva irakena contro l’Isis a Tal Afar, timori per la sorte di migliaia di civili

I soldati governativi hanno già assunto il controllo di alcuni villaggi nell’area. La città sorge lungo la via che collega Mosul al confine siriano ed è strategica per il passaggio di uomini e merci. All’interno vi sarebbero fino a 50mila persone intrappolate. Visita a sorpresa in Iraq del capo di Pentagono, previsti incontri con il premier e il presidente curdo. 

 


Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - È giunta al terzo giorno l’offensiva sferrata dalle forze irakene contro lo Stato islamico (SI, ex Isis) a Tal Afar, nel nord del Paese, ultimo bastione ancora nelle mani delle milizie jihadiste. I soldati dell’esercito governativo hanno già assunto il controllo di alcuni villaggi alla periferia della città, che sorge lungo la direttrice che conduce da Mosul al confine siriano. 

L’attacco è iniziato all’alba del 20 agosto e giunge a poche settimane di distanza dalla riconquista di Mosul, per anni considerata la “capitale” del sedicente Califfato islamico in Iraq. Una eventuale caduta di Tal Afar sarebbe un ulteriore, durissimo colpo alle milizie dell’Isis, che fino a pochi mesi fa controllavano gran parte del nord dell’Iraq e del settore orientale della Siria. 

Protagonisti dell’offensiva contro il bastione jihadista sono l’esercito irakeno, la polizia federale, le forze anti-terrorismo e circa 20mila combattenti delle milizie paramilitari (sciite, sostenute dall’Iran) di Hashed al-Shaabi. L’attacco viene condotto su tre diversi fronti: occidentale, meridionale e sud-orientale; l’obiettivo è riprendere l’intero controllo dell’area, dal 2014 nelle mani dei jihadisti. 

Nelle scorse settimane l’aviazione ha sferrato una serie di raid aerei per indebolire le difese dello SI e preparare così il terreno per l’offensiva militare che, nei prossimi giorni, dovrebbe puntare anche sulla vicina cittadina di Hawijah, in direzione sud. Nell’area i caccia dell’esercito hanno lanciato volantini in cui si afferma che “riprendere la vostra città è il prossimo obiettivo delle forze armate”. 

Come per Mosul, i timori della battaglia di Tal Afar riguardano la sorte di migliaia di civili intrappolati in città e impossibilitati a fuggire. Stime della coalizione affermano che all’interno vi sarebbero dalle 10mila alle 50mila persone tuttora bloccate. Lisa Grande, rappresentante speciale Onu in Iraq per le questioni umanitarie, riferisce che “oltre 30mila persone hanno già lasciato” la regione di Tal Afar, in cui vivevano fino a 200mila persone prima dell’arrivo dell’Isis, e altre migliaia sarebbero pronte a partire nei prossimi giorni. “Alcune famiglie sono disposte a camminare dalle 10 alle 20 ore, in condizioni di caldo estremo - aggiunge - per raggiungere i punti di raccolta. Essi arrivano esausti e disidratati”. 

L’offensiva di Tal Afar mostra, una volta di più, la debolezza militare dello Stato islamico in Iraq e in Siria, dove continua a perdere terreno e a perdere sempre più zone un tempo sotto il loro controllo. Analisti ed esperti sottolineano che gli attentati in Europa e in altre zone dell’Occidente, dall’ultimo attacco di Barcellona alle stragi del passato, sono una risposta dei jihadisti alle sconfitte interne. Un cambiamento nella strategia che, archiviato per il momento il sogno del Califfato, punta a colpire al cuore dell’Ue. 

Questa mattina, intanto, il segretario della Difesa Usa Jim Mattis è atterrato a Baghdad, per una visita a sorpresa; il capo del Pentagono incontrerà il premier Haider al-Abadi e altri alti funzionari di governo, oltre che il presidente della regione autonoma curda Massoud Barzani a Erbil. “Lo Stato islamico - ha sottolineato Mattis - ha i giorni contati, questo è certo” anche se “non è scomparso del tutto” e la sua fine “non avverrà a breve”.