L’edificio era stato costruito senza i “permessi necessari”. La scuola più vicina è a molti chilometri. Preoccupazione per il clima invernale. È la terza struttura scolastica ad essere oggetto di misure da parte delle autorità militari israeliane.
Gerusalemme (AsiaNews) – I bambini del villaggio di Jubbet al-Dhib (dintorni di Betlemme) continuano a studiare anche se la loro scuola è stata abbattuta. Lo scorso 22 agosto l’esercito israeliano aveva demolito la struttura perché edificata senza i “permessi necessari”. La scuola si trova nell’area C, sotto il controllo israeliano, vicino ad aree militari. L’edificio era composto da sei prefabbricati ed era stato finanziato dall’Unione Europea. Alcuni volontari ed insegnanti hanno montato una tenda sulle fondamenta spoglie della scuola, dove 60 bambini continuano ad andare a lezione ogni mattina.
Khulud Darras, responsabile delle pubbliche relazioni per il ministero dell’istruzione a Betlemme, racconta ad AsiaNews di essersi recata sul luogo con Sami Mrou, direttore per l’istruzione generale e superiore a Betlemme.
“Da quando la scuola è stata distrutta dall’esercito israeliano la situazione è molto dolorosa”, riferisce Darras. Tuttavia, “tutti i bambini mi hanno detto di essere felici [di avere una scuola nel loro villaggio] anche se è una tenda, poiché erano abituati a camminare per molti chilometri per raggiungere la scuola ‘più vicina’”.
“Una mamma mi ha espresso la sua preoccupazione per il futuro della scuola, su quanto potrà essere adeguata una tenda durante le fredde e piovose giornate d’inverno che verranno”, continua Darras.
“Per i palestinesi – conclude la responsabile – l’istruzione ha un grande valore, hanno un entusiasmo continuo verso di essa, perché rappresenta uno strumento di resistenza. Il ministero dell’istruzione collabora con la comunità internazionale per aiutare le comunità palestinesi in aree remote a godere del loro diritto ad istruirsi. Tuttavia, i bambini che vivono in queste zone devono sottostare alle barriere imposte dall’occupazione che ostacola l’accesso all’istruzione in Palestina, in particolare per le comunità remote vicine agli insediamenti, alle zone militarizzate o al muro di separazione. Gli studenti subiscono spesso molestie lungo la strada verso scuola, vengo richiamati, arrestati e intimiditi”.
Dall’inizio del mese scorso, la scuola di Jubbet al-Dhib è stata la terza struttura scolastica della Cisgiordania ad essere demolita o privata di infrastrutture: l’unico asilo della comunità beduina di Jabal al-Baba è stata confiscato, e ad una scuola nel villaggio di Abu Nuwar sono stati portati via i pannelli solari, sola fonte di energia.
La delegazione della Ue in Cisgiordania ha espresso “forte preoccupazione”, ricordando in una dichiarazione che “tutti i bambini hanno diritto ad un sicuro accesso all’istruzione e gli Stati hanno l’obbligo di proteggere, rispettare e adempiere a questo diritto”.
A luglio, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) aveva sottolineato come fosse “quasi impossibile” per i palestinesi ottenere i permessi per costruire nelle aree C dei Territori. La Cisgiordania è divisa in tre aree a seconda dell’autorità amministrativa: l’area A è sotto il controllo palestinese, la B è sotto amministrazione congiunta. L’area C corrisponde al 60% del territorio cisgiordano ed è sotto il completo controllo di Israele. Secondo l’Ocha, è a causa di questa situazione se più di un terzo delle comunità palestinesi nell’area C non hanno scuole elementari.