Malala contro Aung San Suu Kyi: aspetto che condanni violenze contro Rohingya

La giovane pakistana chiede che si fermi la persecuzione e che alla minoranza musulmana sia riconosciuta la cittadinanza del Myanmar;  “Se la loro patria non è il Myanmar, dove vivono da generazioni, qual è?".


Londra (AsiaNews/Agenzie) - Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice di un premio Nobel per la pace, ha duramente criticato Aung San Suu Kyi, anch'essa Nobel per la pace, per il suo silenzio sulla persecuzone dei Rohingya  "Negli ultimi anni – ha dichiarato - ho più volte condannato questo tragico e vergognoso trattamento e mi aspetto che la mia collega Premio Nobel Aung San Suu Kyi faccia lo stesso. Il mondo aspetta e i musulmani Rohingya stanno aspettando".

I Rohingya sono una minoranza musulmana - di poco più di un milione di persone - originaria del Bangladesh, alla quale il Myanmar – a maggioranza buddista - non riconosce la cittadinanza e definisce in modo spregiativo “Bengali”. La popolazione Rohingya denuncia esecuzioni sommarie, arresti arbitrari, stupri, case date alle fiamme nel contesto di una campagna ribattezzata “operazione di pulizia”. Il governo di Naypyidaw nega l’accusa di genocidio pur impedendo l’accesso all’area a giornalisti indipendenti e operatori umanitari.

Ora Malala ha chiesto che "si fermino le violenze" e che alla minoranza musulmana venga data la cittadinanza birmana. “Se la loro patria non è il Myanmar, dove vivono da generazioni, qual è? Il popolo Rohingya dovrebbe avere la cittadinanza del Myanmar, Paese dove sono nati”.

Chiedendo di fermare la violenze, la giovane ha aggiunto: “Oggi abbiamo visto immagini di bambini piccoli uccisi dalle forze di sicurezza del Myanmar. Questi bambini non hanno attaccato nessuno, ma la loro casa è stata bruciata e abbattuta”.