Colombo, ‘moschea aperta’ per avvicinare i musulmani agli altri fedeli
di Melani Manel Perera

L’iniziativa ha riscosso successo presso cristiani, buddisti e indù. Il Centro di studi islamici ha consentito visite guidate nella storica moschea della capitale. Venerabile buddista: “Sciogliere le credenze della società sulle tradizioni islamiche. Oggi molti agiscono e pensano male contro i musulmani”.


Colombo (AsiaNews) – Conoscere l’altro per imparare ad apprezzarne le diversità e a convivere in pace: è con questo obiettivo che il Centro di studi islamici (Cis) di Colombo ha organizzato l’“Open Mosque Day” presso la storica moschea Masjidul Akbar Mosque. L’edificio ha aperto i battenti a cristiani, buddisti e indù, per consentire loro di conoscere meglio la religione e la tradizione islamica in Sri Lanka, soprattutto dopo il rinnovato clima di violenza contro i fedeli del Corano. Ad AsiaNews il ven. Diyakaduwe Somananda Thero del tempio buddista Baddegewaththa Viharaya esprime apprezzamento per l’iniziativa: “È uno sforzo positivo e un lavoro degno di nota, che arriva in un momento cruciale per sciogliere le credenze della società sulle tradizioni islamiche. Oggi molti agiscono e pensano male contro i musulmani”.

L’evento interreligioso ha riscosso molto successo, tanto che il sacerdote indù Rahumananda Sharma del tempio Panchikawatte Sri Karumari Amman Kovil spera “che il Cis organizzi visite guidate in altre moschee. Tutta la popolazione del Paese dovrebbe avere la possibilità di partecipare ad eventi come questo. È molto importante”.

La giornata è stata dedicata all’apprendimento dei valori e della tradizione coranica. È servita per scardinare alcune credenze diffuse presso i fedeli non musulmani. Diverse donne buddiste e cattoliche riferiscono che “prima di questo evento avevamo una cattiva opinione delle usanze che riguardano la donna e il matrimonio islamico. Ora invece abbiamo capito che tutto questo fa parte della loro religione”. Per esempio alcune hanno domandato il motivo per cui le donne indossano il velo islamico. È stato loro risposto che la ragione risiede “nell’immensa bellezza della donna, che deve proteggere il proprio corpo”.

I partecipanti sono stati divisi in vari gruppi in base alla lingua parlata – inglese, tamil o singalese. Ognuno poi è stato accompagnato per la visita guidata, durante la quale è stato spiegato il rituale di purificazione, cioè il lavaggio delle mani e dei piedi. In seguito è stato mostrato il luogo della preghiera (con zone separate per i maschi e per le femmine) e alcune preghiere. Shifan Rafaideen, una delle guide, è contento di aver preso parte all’iniziativa. “Come musulmano – afferma – è stato importante partecipare a questo processo di consapevolezza. Dare le corrette informazioni e fugare i pregiudizi è l’opera più grande che un musulmano possa fare”.