Seoul si appella a Pyongyang: permettete alle ‘famiglie separate’ di ritrovarsi

Spezzate dalla guerra del 1950-53, stanno perdendo la speranza di rivedersi prima di morire. Dal 2000 si sono tenuti 20 incontri, l’ultimo nel 2015. La Sudcorea continua a tenere aperta la porta al dialogo. Rispettare gli accordi firmati 10 anni fa.


Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Il ministro sudcoreano dell’unificazione Cho Myoung-gyon ha chiesto a Pyongyang di riprendere la pratica delle riunificazioni delle “famiglie separate”. Alla fine della guerra del 1950-53 i loro membri si sono ritrovati divisi sui due lati della penisola, senza possibilità di rivedersi. La richiesta rientra fra i tentativi di Seoul di riaprire al dialogo, in mezzo di crescenti tensioni e minacce con gli Stati Uniti.

Dopo il primo summit del 2000, si sono tenute 20 “riunificazioni” durante le quali i coreani hanno potuto passare alcuni giorni insieme ai propri parenti rimasti oltre-confine. Ma è dall’ottobre del 2015 che simili eventi non si ripetono: essi sono nati come un gesto “di buona volontà” da parte dei due governi e non sono mai divenuti istituzionali.

Lo scorso luglio, la Sudcorea ha proposto un nuovo ciclo di incontri, senza ricevere risposta. Intanto, i membri delle famiglie separate, sempre più anziani e in minor numero, perdono le speranze di rivedersi prima di morire.

Seoul mantiene la porta aperta al dialogo con la vicina Pyongyang, in un momento in cui gli scontri verbali con gli Stati Uniti e i testi missilistici nordcoreani minacciano un’imminente crisi nucleare. Proprio oggi, i funzionari del ministero della riunificazione insistono perché il Nord rispetti  l’accordo per la riconciliazione firmato durante il secondo summit (2-4 ottobre 2007) dagli allora presidenti Roh Moo-huyn e Kim Jong-il.

Dal canto loro, i media della Corea del Nord commemorano l’anniversario accusando la “marionetta” sudcoreana di essere responsabile dell’esacerbarsi delle tensioni.

Sul fronte americano, la voce del Segretario Usa alla difesa Jim Mattis diverge da quella bellicosa del presidente Donald Trump, che di recente ha definito “una perdita di tempo” i tentativi di dialogo promossi del segretario di Stato Rex Tillerson. Mattis afferma che il Dipartimento della difesa “sostiene in modo totale” gli sforzi diplomatici del segretario, sebbene precisi che non c’è una “forte divergenza” dalla posizione di Trump.