Il 'grido' per la pace delle donne palestinesi ed israeliane

Hanno partecipato in 30mila alla marcia partita a settembre da Sderot fino a Gerusalemme. Sobhy Makhoul: sono donne ferite nel cuore, la loro voce vera e sincera in un mondo quasi sordo. 


Gerusalemme (AsiaNews) – “Un grido vero e sincero” in un mondo “che è quasi sordo”. Così Sobhy Makhoul, diacono del Patriarcato maronita di Gerusalemme, commenta il corteo per la pace che si è tenuto ieri a Gerusalemme. Circa 30mila donne hanno marciato per la città, dichiarando a voce unisona: “Non ci fermeremo fino a quando otterremo un accordo di pace”.

L’iniziativa, promossa dall’ong “Women Wage Peace” (Wwp), è partita il 24 settembre (capodanno ebraico) da Sderot, nel deserto del Negev, per poi procedere nei Territori e in Israele. Essa ha incluso attività diverse, fra marce e momenti di incontro, dialogo e preghiera, e si concluderà domani a Gerusalemme. Le partecipanti chiedono un accordo politico per la pace e l’inclusione delle donne nei negoziati.

Fra le relatrici vi era l’ex-parlamentare Shakib Shanan, madre di una delle vittime dell’attacco alla Spanata delle Moschee dello scorso luglio: “Nel nome di questo grande pubblico e di centinaia di migliaia di israeliani, mi rivolgo ad Abu Mazen [il presidente palestinese Mahmoud Abbas] e al [primo ministro Benjamin] Netanyahu – Basta! Mettetevi a tavolino! Vogliamo la pace.”

Per Makhoul simili iniziative “dal basso verso l’alto” sono importanti perché “esprimono una parte del popolo israeliano, il quale non vuole la guerra, l’occupazione, che continui questa situazione”. La  voce di queste donne riempie il vuoto lasciato dall’assenza di partiti politici che si impegnino davvero per la pace, in un momento di “ristagno politico” dovuto al disinteresse della comunità internazionale verso la questione palestinese.

“Queste donne sono sincere in quello che dicono, cercano di far valere la loro voce in un mondo che è quasi sordo – afferma Makhoul – Hanno sofferto molto, sia israeliane che palestinesi. I loro figli sono stati soldati, forse sono stati feriti, forse sono stati ammazzati o sono morti in guerra. Questa gente che chiama e che grida, sono donne ferite nel cuore. È un grido vero e sincero che speriamo porti frutto”.

Wwp è nata tre anni fa, come reazione al conflitto a Gaza, e conta al momento 24mila membri, fra cui “migliaia di donne di destra, centro e sinistra, arabe ed ebree, religiose e laiche – tutte unite per chiedere un accordo politico per porre fine al conflitto israelo-palestinese”.