In Myanmar più di 1110 prigionieri politici

New York (AsiaNews/Agenzie) – Sono ancora più di 1100 i prigionieri politici in Myanmar, "compresi monaci, avvocati, insegnanti, giornalisti, coltivatori, politici, leader studenteschi, scrittori e poeti": l'ha dichiarato Paulo Sergio Pinheiro, osservatore per i diritti umani dell'Onu. In un rapporto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite egli ha sostenuto che il governo del Myanmar, nonostante il 6 luglio scorso abbia scarcerato 249 oppositori, ha ancora centinaia di detenuti poitici ed è accusato di torturare i prigionieri.

Nel rapporto Pinheiro si dice anche preoccupato per la continua reclusione agli arresti domiciliari dell'attivista per la democrazia Aung Sang Suu Kyi, impossibilitata a collaborare con i suoi colleghi della Lega nazionale per la democrazia (Lnd), e per la detenzione di U Win Tin, editore e poeta di 75 anni, da 16 nel durissimo carcere di Insein.

Questo atteggiamento, dichiara Pinheiro, "va contro lo spirito di riconciliazione nazionale" che i militari dicono di voler raggiungere. Yangon dichiara infatti da tempo di seguire un piano per una transizione pacifica alla democrazia. La giunta lo scorso anno ha convocato un incontro nazionale per redigere una nuova costituzione, ma Suu Kyi non è stata autorizzata a partecipare ed il suo partito per protesta ha boicottato l'incontro. Pinheiro ha detto che il governo dovrebbe prendere misure immediate per far partecipare tutti i partiti politici "per salvare l'incontro nazionale e la sua credibilità sia all'interno dei suoi confini che a livello internazionale".

Nel rapporto sono presenti anche accuse di gravi violazioni dei diritti umani, come lavori forzati, estorsioni, espropriazioni, stupri ed altre violenze sessuali da parte di forze dell'ordine nei confronti delle minoranze etniche.

I rappresentanti del Myanmar presso le Nazioni Unite non hanno rilasciato nessuna dichiarazione.