Wewala, festa per i 75 anni della chiesa di san Francesco Saverio
di Melani Manel Perera

La messa celebrata dal card. Malcolm Ranjith. L’arcivescovo di Colombo esorta i cattolici a “lavorare per la liberazione degli altri”. “Diventare salvatori dei nostri fratelli e sorelle e praticare la fede come veri seguaci di Gesù”.


Colombo (AsiaNews) – Grandi celebrazioni per la festa della chiesa dedicata a san Francesco Saverio. È quanto avvenuto il 3 dicembre scorso a Wewala, villaggio cristiano dove san Giuseppe Vaz [venerato come l’apostolo dello Sri Lanka e canonizzato da papa Francesco durante il viaggio pastorale del 2015, ndr] ha svolto la sua evangelizzazione. La messa, cui hanno partecipato numerosi fedeli, è stata officiata dal card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo. Egli ha ricordato che la presenza cristiana locale risale a 400 anni fa. Poi ha ripercorso le tappe salienti dell’evangelizzazione di san Francesco Saverio ed esortato i cattolici a seguire il suo esempio.

Il card. Ranjith ricorda che, abbandonata ogni ricchezza, san Francesco Saverio il 15 marzo 1540 lascia Lisbona e parte come missionario per l’India. Il 6 maggio 1542 raggiunge lo Stato di Goa e da qui lo Sri Lanka, dove inizia a predicare nell’area delle Maldive. Nonostante le difficoltà, “egli era intenzionato a cambiare la vita delle persone attraverso Dio”.

“Al giorno d’oggi – sottolinea il cardinale – Dio rende sante molte persone comuni. Pensiamo a Madre Teresa di Calcutta, che era una donna normale ma ha reso un servizio meraviglioso al Signore. E a papa Giovanni Paolo II, che è venuto nella nostra terra e ha toccato il nostro suolo”. “Perché Dio sceglie e benedice come santi persone di varia provenienza? Perché essi sono stati usati da Dio per mostrare il suo potere e mandati come nostri salvatori”, dice.

“Il compito di ogni cristiano – aggiunge – deve essere la propria liberazione, così come la liberazione degli altri. Il cristianesimo è una religione di amore. Dobbiamo condividere questo amore con altri. Dobbiamo lavorare per la liberazione degli altri”. In conclusione, il card. Ranjith ribadisce che “la prima responsabilità della nostra vita cristiana è diventare salvatori dei nostri fratelli e sorelle e praticare la fede come veri seguaci di Gesù, che ci qualifica agli occhi degli altri in quanto cristiani. Prego per voi in questo giorno di anniversario”.