Ministro libanese: in due anni diminuiti i rifugiati siriani, oggi meno di un milione

Moein Merhebi, titolare del dicastero per gli Sfollati, riferisce che il numero è calato a 980mila unità circa. Al contempo sono diminuiti anche i finanziamenti di nazioni e ong internazionali. Resta essenziale l’opera di distribuzione degli aiuti. Intanto Damasco si prepara al rientro dei rifugiati.

 


Beirut (AsiaNews) - Il numero dei rifugiati siriani in Libano negli ultimi due anni è diminuito in modo considerevole e, per la prima volta dopo diverso tempo, è sceso sotto il milione di persone. Ad affermarlo è il ministro per gli Sfollati e rifugiati Moein Merhebi, il quale aggiunge che l’opera regolare e costante di registrazione dei dati faciliterà anche il loro ritorno in patria in un futuro prossimo. Il miglioramento della situazione è confermato dal collega siriano per la Riconciliazione Ali Haidar, il quale ha sottolineato che Damasco si prepara al “ritorno dei rifugiati dal Libano”.

Intervistato dal quotidiano pan-arabo al-Hayat, il ministro libanese Moein Merhebi ha sottolineato che l’ultimo censimento relativo ai rifugiati siriani mostra che il numero “è sceso da 1,21 milioni a 980mila circa”. Al contempo, egli aggiunge anche che è diminuita pure l’assistenza fornita ai rifugiati stessi a causa del crollo dei finanziamenti da parte dei Paesi donatori, ong e benefattori.

Il ministro ricorda che l’opera di assistenza agli esuli in fuga dalla guerra nella vicina Siria, una crisi che ha rischiato di far collassare anche il sistema economico e sociale del Paese dei cedri, deve essere appannaggio “delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni attive sul campo”. A loro deve essere affidato il compito di gestire la “distribuzione degli aiuti”. Egli aggiunge inoltre che l’immane opera di registrazione dei rifugiati accolti nel Paese potrà favorire il loro rientro in patria. Un lavoro enorme, spiega, che è “di tutto interesse del Libano e dei libanesi”. In passato AsiaNews aveva denunciato il dramma di quanti, fuggiti dalla guerra in Siria, non risultavano riconosciuti e per questo non potevano nemmeno registrare i figli deceduti.

L’emergenza profughi (quasi due milioni nel pieno della crisi, a fronte di una popolazione di 4,4) aveva rischiato di far collassare il sistema sociale ed economico del Libano, gravando in modo insostenibile sulle infrastrutture. Analisti ed esperti avevano anche parlato del rischio di un aumento della radicalizzazione fra quanti venivano ospitati in centri di accoglienza in condizioni di assoluta precarietà. Fonti della Banca mondiale affermano che la crisi siriana avrebbe spinto almeno 200mila libanesi oltre la soglia della povertà, andando ad aggiungersi al milione già presente.

Intanto giungono dichiarazioni improntate all’ottimismo anche dal governo siriano, che attraverso il ministro per la Riconciliazione Ali Haidar conferma che proseguono i preparativi per il rientro dei profughi dal Libano. “Un gran numero di cittadini - ha sottolineato durante l’incontro con l’ambasciatore libanese in Siria Saad Zakhia - tornerà presto nelle loro case a Deir el-Zor e nella periferia sud-orientale di Aleppo, oltre che a Damasco”. Per questo egli rilancia l’importanza della collaborazione fra i due Paesi, per far fronte alle sfide e perseguire gli obiettivi comuni. In queste settimane il governo siriano ha più volte rivolto appelli a quanti sono fuggiti, invitandoli a tornare nelle loro abitazioni nelle province di Aleppo e Hama, che si possono ormai considerare in gran parte stabilizzate.