L'escalation di violenze nel sud della Thailandia nasconde interessi di diversi gruppi difficili da individuare. Secondo alcuni gli attentati sono opera di rivoltosi islamici, che agiscono insieme a gruppi criminali, contrabbandieri, trafficanti di droga e politici corrotti, jihadisti dall'estero e separatisti.
Servizi segreti locali e analisti occidentali hanno individuato almeno 3 dei gruppi militanti che orchestrano le violenze con il fine di instaurare un nuovo sultano islamico nel sud. Secondo gli esperti nelle 3 province più meridionali del Paese (Yala, Pattani e Narathiwat ) operano almeno 3 gruppi militanti, che organizzano attacchi coordinati e addestrano i combattenti islamici.
Le operazioni non sembrano però essere gestite da un'unica struttura organizzata; questo anche a causa delle rivalità tra i leader dei militanti, alcuni dei quali vivono in Malaysia.
Il gruppo più temuto è il National Revolutionary Front Co-ordinate, risultato di un network di gruppi separatisti che da decenni utilizzano le scuole islamiche per reclutare e indottrinare musulmani di etnia malay, che costituiscono la maggioranza della popolazione nella zona.
Gli altri 2 gruppi sono il Pattani Islamic Mujahideen Movement, fondato dai veterani della guerra afghani a metà degli anni '90 e i resti del Pattani United Liberation Organisation (Pulo), gruppo scioltosi negli ultimi anni '80. In gran parte i militanti sono favorevoli alla rinascita del sultanato islamico, che ha retto la zona per secoli fino all'annessione alla Thailandia nel 1906.
Nonostante notizie di infiltrazioni di stranieri e legami con i ribelli di Aceh (Indonesia), fonti di intelligence dicono che la rivolta è organizzata da locali e alimentata dal separatismo.
A causa della difficoltà a dare un volto preciso ai mandanti degli attacchi nel sud, fioriscono ipotesi. All'interno della comunità musulmana si nega la responsabilità dei militanti islamici e si punta il dito contro i politici thai e il racket criminale. Le autorità thailandesi parlano di terrorismo e incolpano gli abitanti di origine indonesiana e malaysiana. L'interrogativo più grande è se prima o poi i militanti verranno allo scoperto con richieste politiche dando un volto al movimento separatista. Quel che è certo finora è che la Thailandia si trova ad affrontare una non ben definita forza decisa a radicarsi nel Paese per combattere una lunga battaglia senza disponibilità di negoziare.