Il ‘Gennaio nero’ dell’informazione: nessuna giustizia per i giornalisti uccisi
di Melani Manel Perera

Ieri la manifestazione a Colombo. Gli attivisti del Free Media Movement chiedono l’identificazione dei colpevoli delle violenze avvenute soprattutto tra i 2005 e il 2010. Decine di giornalisti uccisi o rapiti, studi televisivi danneggiati.


Colombo (AsiaNews) – Anche quest’anno lo Sri Lanka ha commemorato il “Gennaio nero” dell’informazione per ricordare i giornalisti uccisi e i crimini nei loro confronti rimasti impuniti. La manifestazione era promossa dal Free Media Movement (Fmm) e si è svolta ieri al Vihara Maha Devi Garden di Colombo. Addetti della carta stampata e attivisti hanno protestato con candele accese e sventolato cartelli per non dimenticare le decine di colleghi uccisi, rapiti o scomparsi durante il precedente regime. All’attuale governo, in carica da tre anni, hanno lanciato un appello: “Mantenere la promessa di fare giustizia”.

Gli attivisti dell’Fmm denunciano: “Dopo tre anni al potere, il governo ha fallito nel punire i responsabili dei crimini e nel dare giustizia alle vittime e alle loro famiglie”. Ad AsiaNews C. Dodawatta, coordinatore dell’associazione, sostiene: “Chiediamo alle autorità di velocizzare le indagini e punire i responsabili. Nessuno è stato punito per gli attacchi ai media. In alcuni casi i militari sono stati arrestati, ma poi rilasciati su cauzione”.

I partecipanti ricordano che le violenze contro la stampa sono avvenute soprattutto tra il 2005 e il 2010, quando in tutta l’isola si sono verificati decine di episodi di omicidio, rapimento e assalto a studi televisivi. Quando è stato eletto nel 2015, lamentano, “il presidente Maithripala Sirisena aveva assicurato che avrebbe posto fine alla cultura dell’impunità”. Un attivista, che chiede l’anonimato, sottolinea: “I media sono una parte essenziale del Paese. Se non fossero imparziali, la gente non avrebbe una corretta visione dei fatti. Tanti di coloro che hanno svolto con correttezza il proprio dovere, oggi soffrono. Sono qui per mostrare loro la mia solidarietà”.

Tra i presenti anche Sandhya Ekneligoda, la moglie Prageeth Eknaligoda, il giornalista e vignettista politico sparito il 24 gennaio del 2010. Di lui si sono perse le tracce alla vigilia delle elezioni politiche che segnarono il trionfo di Mahinda Rajapska sul generale Sarath Fonseka. Prageeth lavorava per una testata online indipendente che sosteneva la candidatura di Fonseka, e per questo la famiglia ha sempre accusato i sostenitori di Rajapaksa di aver organizzato il sequestro. Diversi soldati sono stati arrestati in relazione alla scomparsa. “Ma non sono felice – dichiara la donna – di come le autorità stanno conducendo le indagini. Io continuerò la mia lotta. Prima o poi il sistema giuridico mi darà giustizia”.