Corte suprema assolve l’ex presidente. Scontri tra i suoi sostenitori e la polizia

Mohamed Nasheed è stato prosciolto dall’accusa di terrorismo, insieme ad altri otto oppositori. Potrà tornare dall’esilio e correre per le elezioni politiche, previste per la fine dell’anno. Sotto la sua guida riformatrice, non è mai stata abolita la sharia e non esiste libertà religiosa.


Malè (AsiaNews/Agenzie) – La Corte suprema delle Maldive ha prosciolto dalle accuse nove membri dell’opposizione, compreso l’ex presidente Mohamed Nasheed che vive in esilio a Londra. La decisione ha colto il Paese di sorpresa e i sostenitori dell’ex capo di Stato sono scesi per le strade della capitale Malè per festeggiare. Centinaia di persone hanno sventolato bandiere inneggiando al ritorno in patria di Nasheed, ma si sono scontrate con la polizia, che per dispenderle ha lanciato gas lacrimogeni. Almeno un poliziotto è stato ricoverato in ospedale.

Dallo Sri Lanka, dove si trova in visita, l’ex presidente ha accolto con favore la sentenza, e chiesto “l’immediato rilascio dei prigionieri politici e il ripristino dei loro diritti civili e politici”. Poi ha invocato le dimissioni dell’attuale presidente Yameen Abdul Gayoom, che sfiderà alle prossime elezioni previste per la fine dell’anno.

La decisione apre la strada al ritorno sulla scena politica di Nasheed, 50 anni, il primo presidente democraticamente eletto del paradiso turistico nel 2008. Egli è il leader del Maldivian Democratic Party (Mdp) ed è stato prigioniero politico. Nel 2012 è stato estromesso da un colpo di Stato appoggiato dai radicali islamici. Nel 2015 è stato arrestato per terrorismo e condannato a 13 anni di prigione, ma si è sempre difeso sostenendo che le accuse erano politicamente motivate. Dal 2016 vive nella capitale britannica, dove si era recato con un permesso medico per effettuare delle cure. Di recente ha accusato la Cina di “sequestro di terre” e criticato le mire espansioniste di Pechino che vede nel Paese dalle spiagge bianche uno scalo commerciale strategico sulla sua “Nuova Via della seta”.

Gayoom, attuale presidente, era già pronto ad una conferma della carica politica, avendo soppresso l’opposizione tramite l’imprigionamento o l’esilio degli avversari. Eletto nel 2013, ha mantenuto una stretta sorveglianza sui poteri, controllando magistratura, polizia e burocrazia. Sotto la sua leadership il Paese, tra le mete esotiche più agognate del turismo occidentale, ha optato per un ritorno ad una visione più conservatrice e integralista dell’islam in tema di politica interna, e ad un rafforzamento delle relazioni diplomatiche e commerciali con la Cina sul piano internazionale. Nel 2014 ha destato grande scalpore la decisione del suo governo di applicare la pena di morte anche ai bambini di 10 anni.

Tuttavia anche sotto il governo del riformista Nasheed non è mai stato messo in discussione il predominio della religione islamica. Nell’arcipelago dell’Oceano indiano, dove vivono circa 340mila abitanti, vige la sharia (la legge islamica), l’islam sunnita è la religione di Stato e non esiste libertà religiosa. Nel 2008 un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di avere la cittadinanza. Nel Paese l’alcool e la carne di maiale possono essere serviti solo in aeroporto e nei resort dove non lavora personale locale. Inoltre nel Paese non possono essere introdotti idoli di altre religioni.