Approvata legge sulla lesa maestà. Attivisti: ‘Colpito il dissenso’

La norma prevede una condanna tra uno e cinque anni di carcere, più una multa di 2mila euro. Salito al trono nel 2004, l'attuale monarca re Norodom Sihamoni svolge il ruolo cerimoniale di capo di Stato. Critiche al sovrano per la deriva autoritaria del Paese, dominato da oltre 30 anni dal premier Hun Sen.


Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – In una riunione presieduta dal Primo ministro Hun Sen, il Consiglio dei ministri ha approvato ieri un provvedimento per introdurre nel codice penale del Paese la prima legge di lesa maestà e renderere illegali i commenti denigratori sulla monarchia. Gruppi per i diritti umani temono che la nuova norma, approvata insieme ad altri emendamenti sulla libertà di espressione, verrà usata per colpire il dissenso contro il governo del premier, da oltre 30 anni al potere.

Il Consiglio ha inoltre disposto modifiche alla costituzione del Paese, compresa l'aggiunta di un articolo che imporrà a tutti i partiti politici di “mettere al primo posto gli interessi della nazione” ed un altro che cita “l'obbligo di ... difendere la madrepatria”. La legge passerà ora al vaglio dell’Assemblea nazionale, che la prossima settimana provvederà alla ratifica. “L'insulto al re Norodom Sihamoni sarà punito con una condanna tra uno e cinque anni di carcere”, più una multa di 2 mila euro, dichiara in un post su Facebook il portavoce del governo Phay Siphan.

Salito al trono nel 2004, l'attuale monarca re Norodom Sihamoni (foto) svolge il ruolo cerimoniale di capo di Stato ed è quasi del tutto assente dalla politica quotidiana, a differenza del padre Norodom Sihanouk, che è stato una figura politica attiva per tutta la sua vita. I critici del governo ritengono che la nuova legge rappresenti una svolta ironica. Nel 2005, Hun Sen minacciò di sciogliere la monarchia se il re Sihamoni non avesse firmato un controverso trattato cui confini con il Vietnam. Negli ultimi 33 anni, segnati dall’ininterrotto governo governo di Hun Sen, il potere della monarchia cambogiana è diminuito in maniera significativa. “Penso che possiamo usare l’espressione ‘re fantoccio’. Il suo potere è stato ridotto al nulla”, affermava nel 2011 il politico Son Chhay.

Al re Sihamoni è richiesto di firmare leggi, che negli ultimi tempi gli sono valse dure critiche da parte di coloro che ritengono avrebbe dovuto intervenire di più per prevenire lo smantellamento della democrazia. Nell'ottobre 2017, il sovrano ha approvato alcuni controversi emendamenti alle leggi elettorali della Cambogia, approvando le disposizioni che hanno consentito la ridistribuzione dei seggi appartenenti al principale partito di opposizione, il Cambogia National Rescue Party (Cnrp), ora dissolto per volere del Primo ministro Hun Sen. In seguito, l'ex vice primo ministro Ly Lay Sreng ha criticato re Sihamoni in una conversazione privata, poi resa pubblica senza il suo consenso. Ciò ha portato a una causa per diffamazione presentata dagli avvocati del Primo ministro Hun Sen e dall'ex partito di Lay Sreng, il Funcinpec, ed al concepimento della nuova legge.

Il codice penale della Cambogia contiene già regole draconiane sulla diffamazione di personaggi pubblici e funzionari governativi. Molti analisti ritengono tuttavia che gli ultimi emendamenti del governo costituiscano ulteriori mezzi per favorire la repressione del dissenso e della libertà di parola, e non necessariamente per proteggere la monarchia. Aumentano nel Paese i timori che l’esecutivo possa esercitare la norma come strumento per censurare le persone che lo criticano, sostenendo che insultare lo Stato equivale ad insultare il re. Kingsley Abbott, della Commissione internazionale dei giuristi dichiara: “Esiste il rischio reale che questo provvedimento venga aggiunto all'arsenale di leggi attualmente abusate dal governo, in un Paese dove è preoccupante la mancanza giudici indipendenti e imparziali che controllino ed equilibrino il suo potere”.