Gennaio 2018, boom ‘straordinario’ dei pellegrinaggi in Terra Santa

In forte aumento la presenza di pellegrini cinesi, russi e dell’Europa dell’est. La reazione “controllata” dei palestinesi contro la decisione di Trump su Gerusalemme capitale. I pellegrinaggi “un bene per tutta la popolazione”: aiutano a combattere il terrorismo e il fondamentalismo.


Gerusalemme (AsiaNews) – Il 2018 è iniziato con un “boom straordinario” dei pellegrinaggi. Ne dà notizia in questi giorni il Christian Information Center, confermando le statistiche del ministero israeliano del turismo: le tensioni di Gerusalemme non hanno influito sugli arrivi dei pellegrini in Terra Santa, in costante aumento.

Nel mese appena passato si sono recati in Terra Santa 770 gruppi di pellegrini, per un totale di 26mila persone. Una cifra di gran lunga più significativa dei 529 gruppi registrati nel gennaio del 2017 e dei 390 nel 2016.

Un “boom” di pellegrinaggi che è iniziato alla fine del 2017, come racconta Sobhy Makhoul, diacono del Patriarcato maronita di Gerusalemme. “Fra novembre e metà dicembre ci sono stati molti pellegrini, così tanti che per la prima volta abbiamo dovuto alloggiare alcuni di loro in città come Hebron, a quasi 30 km a sud di Betlemme.”

“Gli europei – continua –  stanno tornando alla carica, ma non solo Sono in aumento i pellegrini cinesi, russi e quelli che arrivano dell’Europa dell’est. C’è un grande movimento da parte delle Chiese ortodosse, vengono in centinaia e centinaia. Ha influito in modo positivo anche il fatto che Israele abbia facilitato la richiesta dei visti per i cinesi. Ad esempio, coloro che hanno già ottenuto un visto europeo possono entrare in Israele senza problemi. Molti cinesi ricchi vengono qua, alcuni di questi sono protestanti”.

“Sulla carta, per il 2018 si prevede una richiesta al di là delle aspettative, sperando che la situazione politica lo permetta, che non ci siano scintille di tensione”.

Il diacono sottolinea che non sono solo i pellegrinaggi cristiani in aumento, ma anche quelli musulmani. In particolare, sono ingenti i flussi di pellegrini da Indonesia, Malaysia e Turchia.

Secondo Makhoul, le “esitazioni” dei pellegrini sono state rassicurate dalla “controllata” reazione dei palestinesi alla decisione del presidente americano Donald Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. “I palestinesi vogliono protestare in modo pacifico – spiega il maronita – tutti [i media] parlano di guerra, ma nessuno qui la vuole. Anche la popolazione in Israele non vuole più sentire parlare di guerre. Le gente vuole tranquillità, vuole vivere”.

“[Questi pellegrinaggi] sono per il bene della popolazione; non solo dei cristiani, ma anche dei musulmani e degli ebrei”, conclude Makhoul. “Quando la situazione economica è positiva, la gente vive e lavora. Il fondamentalismo e il terrorismo mettono radice solo dove c'è la povertà e l'ignoranza. Questa è una cosa che il mondo occidentale deve capire, cominciando a pensare in modo diverso a come agire e intervenire in questo nostro ‘terzo mondo’, aiutando lo sviluppo della gente”.