Papa: la vita cristiana è come una pianta, non fiorisce senza radice, e la radice è Gesù

“L’Eucaristia ci fa forti per dare fiori di buone opere”. “Mentre ci unisce a Cristo, strappandoci dai nostri egoismi, la Comunione ci apre ed unisce a tutti coloro che sono una sola cosa in Lui. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!”. Il 25 e 26 agosto Francesco in Irlanda per l’Incontro mondiale delle famiglie.


Città del Vaticano (AsiaNews) – La vita cristiana, come una pianta o un albero, non può fiorire se è tagliata la radice, e la radice è Gesù. Papa Francesco, ha salutato con un “buon primavera” le persone presenti all’udienza generale e, seguendo l’idea ha chiesto, a braccio, se “una pianta che è ammalata può fiorire bene? E un albero che non ha radici può  fiorire? senza radici non si può fiorire. La vita cristiana è una vita che deve fiorire nelle opere di carità e fare il bene, ma se tu non hai la radice e la radice è  Gesù, e se tu non annaffi la tua vita con la preghiera e i sacramenti non avrete i fiori, vi auguro che questa primavera sia fiorita. Ricordate quello che l’albero ha di fiorito dipende da quello che ha sotto terra. Mai tagliare radici con Gesù”.

Alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro, poi, Francesco, proseguendo nelle catechesi dedicate alla messa ha parlato della comunione, alla quale “è ordinata” la celebrazione. “Celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona sé stesso sia nella Parola sia nel Sacramento dell’altare, per conformarci a Lui. Lo dice il Signore stesso: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56). Infatti, il gesto di Gesù che diede ai discepoli il suo Corpo e Sangue nell’ultima Cena, continua ancora oggi attraverso il ministero del sacerdote e del diacono, ministri ordinari della distribuzione ai fratelli del Pane della vita e del Calice della salvezza”.

“Dopo aver spezzato il Pane consacrato, il sacerdote lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico. Conosciamo le parole che risuonano dal santo altare: «Beati gli invitati alla Cena del Signore: ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo». Ispirato a un passo dell’Apocalisse – «beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello» (Ap 19,9) – questo invito ci chiama a sperimentare l’intima unione con Cristo, fonte di gioia e di santità. E’ un invito che rallegra e insieme spinge a un esame di coscienza illuminato dalla fede. Se da una parte, infatti, vediamo la distanza che ci separa dalla santità di Cristo, dall’altra crediamo che il suo Sangue viene «sparso per la remissione dei peccati». E non dimenticate, Gesù perdona sempre, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere di essere perdonati. Proprio pensando al valore salvifico di questo Sangue, sant’Ambrogio esclama: «Io che pecco sempre, devo sempre disporre della medicina» (De sacramentis, 4, 28: PL 16, 446A). In questa fede, anche noi volgiamo lo sguardo all’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e lo invochiamo: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato».

Se siamo noi a muoverci in processione per fare la Comunione, in realtà è Cristo che ci viene incontro per assimilarci a sé. Nutrirsi dell’Eucaristia significa lasciarsi mutare in quanto riceviamo. Ci aiuta sant’Agostino a comprenderlo, quando racconta della luce ricevuta nel sentirsi dire da Cristo: «Io sono il cibo dei grandi. Cresci, e mi mangerai. E non sarai tu a trasformarmi in te, come il cibo della tua carne; ma tu verrai trasformato in me» (Confessioni VII, 10, 16: PL 32, 742). Ogni volta che facciamo la comunione assomigliamo di più a Gesù. Come il pane e il vino sono convertiti nel Corpo e Sangue del Signore, così quanti li ricevono con fede sono trasformati in Eucaristia vivente. Al sacerdote che, distribuendo l’Eucaristia, ti dice: «Il Corpo di Cristo», tu rispondi: «Amen», ossia riconosci la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo. Perché quando tu ricevi l’Eucaristia diventi Corpo di Cristo. Mentre ci unisce a Cristo, strappandoci dai nostri egoismi, la Comunione ci apre ed unisce a tutti coloro che sono una sola cosa in Lui. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!”.

“La Liturgia eucaristica è conclusa dall’orazione dopo la Comunione. In essa, a nome di tutti, il sacerdote si rivolge a Dio per ringraziarlo di averci resi suoi commensali e chiedere che quanto ricevuto trasformi la nostra vita. L’Eucaristia ci fa forti per dare fiori di buone opere. E’ significativa l’orazione di oggi, in cui chiediamo al Signore che «la partecipazione al suo sacramento sia per noi medicina di salvezza, ci guarisca dal male e ci confermi nella sua amicizia» (Messale Romano, Mercoledì della V settimana di Quaresima). Accostiamoci all’Eucaristia che ci trasforma in Lui. E’ tanto buono, à tanto grande il Signore”.

Un saluto particolare il Papa ha poi rivolto al gruppo di irlandesi che hanno portato a Roma l’icona del nono Incontro mondiale delle famiglie, che avrà luogo a Dublino nel prossimo mese di agosto. Incontro al quale, ha annunciato oggi lo stesso Francesco, egli sarà presente il 25 e 26 agosto.