Pasqua, no di cattolici e protestanti a celebrazioni pubbliche
di Mathias Hariyadi

No allo sfruttamento della festa religiosa per aumentare il consenso tra gli elettori cristiani. Critiche ai fini politici del governatore islamista. Il Comitato organizzatore di un raduno aveva annunciato la presenza della Conferenza episcopale e del Sinodo cristiano protestante, senza il loro consenso. 


Jakarta (AsiaNews) – La Chiesa cattolica e diverse denominazioni protestanti si sono rifiutate di prender parte alle celebrazioni per la Pasqua, organizzate dalla Chiesa Bethel d’Indonesia (Gbi) presso il Monumen Nasional (Monas). Chiamata con affetto dagli indonesiani Lapangan Monas, la torre si erge al centro della piazza Merdeka ed è il simbolo della lotta per l’indipendenza indonesiana. L’iniziativa, caldeggiata dal governatore di Jakarta Anies Baswedan e del suo vice Sandiaga Uno, è parsa a molti inopportuna e, come già avvenuto in occasione delle scorse festività natalizie, la scelta del luogo ed i sospetti secondi fini del politico islamista hanno portato al rifiuto.

Le controverse politiche attuate a Jakarta da Baswedan sin dal suo insediamento, soprattutto in materia di viabilità e commercio, hanno attirato le dure critiche della maggior parte della società civile indonesiana. I nazionalisti moderati accusano il governatore di favorire le spinte islamiste e promuovere la “politica dell’identità” che ha diviso il Paese, minando la sua vocazione pluralista. L’invito rivolto per la Pasqua è dunque parso a molti un tentativo da parte di alcuni suoi sostenitori di “trarre benefici politici”, sfruttando la festa religiosa per aumentare il consenso tra gli elettori cristiani. Molti di essi sono ancora indignati per come nell’aprile 2017 Baswedan ha condotto la campagna elettorale contro il suo predecessore, il cristiano di etnia cinese Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama.

Mentre lo scorso Natale a promuovere l’iniziativa del governatore era stato il Gerindra Party, formazione politica che lo sostiene insieme agli estremisti del Justice and Prosperous Party (Pks), in previsione della Pasqua è stata la Chiesa Bethel d’Indonesia (Gbi) ad organizzarla. Guidati dal rev. Gillbert Lumoindong, a capo della comunità, i fedeli si sono poi sono riuniti lo scorso primo aprile alle 5.00 del mattino per celebrare la solennità della Pasqua presso il sito monumentale. Tra i partecipanti vi era anche il governatore.

La Chiesa cattolica, insieme ad altri leader protestanti di Jakarta, lo scorso febbraio avevano preso le distanze dall’evento. P. Agus Ulahayanan, della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale (Kwi) aveva esortato (foto 3) il Comitato della Gbi a rimuovere il logo dei vescovi indonesiani dalla proposta circolata (foto 2), poiché esso era stato apposto senza il loro consenso. La Kwi non era infatti al corrente delle motivazioni e del tipo di svolgimento che l’evento avrebbe avuto, ma gli organizzatori avevano annunciato sui social media la presenza dei cattolici e del Sinodo cristiano protestante (Pgi).

Due giorni prima della Pasqua, p. Suyadi, della Commissione dell’arcidiocesi di Jakarta per il dialogo interreligioso, ha riferito ad AsiaNews che i cattolici della capitale non avrebbero preso “in alcun modo” parte alla manifestazione e che avrebbero celebrato la Pasqua “nelle rispettive chiese, come al solito”. Al termine della solenne funzione, presieduta due giorni dopo nella cattedrale di Jakarta, l’arcivescovo Ignatius Suharyo (foto 1) ha ribadito che “i cattolici non celebrerebbero mai le solennità della Pasqua all’aria aperta”. “Mai – ha dichiarato l’arcivescovo in una conferenza stampa – Abbiamo la nostra tradizione di osservarla in chiesa. Vi sono molti simboli liturgici che devono essere presentati e vissuti solo all’interno del luogo di culto”.

Il giorno prima, il Pgi aveva diffuso un comunicato nel quale afferma che il Monumen Nasional, situato di fronte al Palazzo di Stato, non dovrebbe essere utilizzato da nessuno per ospitare “raduni religiosi”. “Lapangan Monas – si legge nella nota – è uno spazio pubblico che appartiene a tutti e non deve essere sfruttato per suscitare cattivi sentimenti tra le comunità religiose”.

Inaugurato nel 1975, nel corso degli anni il complesso monumentale è divenuto teatro di numerose manifestazioni e celebrazioni islamiche, fin quando l’ex governatore della capitale Ahok ha deciso di renderlo uno spazio pubblico “neutrale”. Anies Baswedan, insediatosi lo scorso ottobre, ha tuttavia rivisto il regolamento governativo, che vietava lo svolgimento di cerimonie religiose e culturali all’interno del parco. Lo scorso 29 novembre, il neo governatore ha concesso ad alcune organizzazioni islamiste il permesso per tenervi un raduno, cui ha preso parte insieme ad alcuni dei più importanti leader radicali. Esso ha avuto luogo il 2 dicembre 2017, ad un anno esatto dalle violente manifestazioni di protesta del 2016 contro il suo predecessore.