Il card. Zenari critico nei confronti delle Nazioni Unite cui spetta il compito di trovare la via della pace. Il conflitto è il segno del “fallimento completo” fra “risoluzioni vetate e altre votate, ma mai adottate”. Mosca e Washington hanno fatto fallire “una dozzina di risoluzioni chiave” per il futuro del Paese.
Damasco (AsiaNews) - “Le ripetute divisioni” in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sono “deplorevoli” perché, di fatto, “hanno impedito” ogni tentativo di risoluzione del conflitto e di ricerca di una pace stabile e duratura in Siria. È un j’accuse durissimo quello del nunzio apostolico card. Mario Zenari che, interpellato da AsiaNews, non nasconde i timori per il futuro di una nazione ormai sempre più sull’orlo di una guerra aperta fra potenze mondiali con interessi (e alleanze) contrapposti. In un contesto di crescenti accuse e violenze, aggiunge il porporato, resta centrale l’appello per la pace di papa Francesco, che anche nei giorni scorsi è tornato a pregare per la Siria.
In queste ore Mosca e Washington continuano quella guerra verbale che rischia sempre più di trasformarsi in conflitto aperto a colpi di missili e raid aerei, mentre all’Onu prosegue lo stallo specchio dell’impotenza del massimo organismo mondiale sulla Siria. Intanto Damasco ha completato l’offensiva nella Ghouta orientale con la conquista di Douma, dove si sarebbe consumato l’attacco chimico - ma non vi sono conferme indipendenti - che ha innescato l’escalation della tensione.
Il nunzio a Damasco parla di “spaccature” inaccettabili all’interno di un organismo che ha, fra gli altri compiti primari, “quello di bloccare i conflitti e cercare in ogni modo la via della pace”. L’ultima di queste “divisioni” si è registrata “solo un paio di giorni fa, su misure importanti da prendere” per cercare di arginare l’escalation di tensione. Dobbiamo analizzare a fondo, aggiunge il porporato, “il lavoro fatto in questi setti anni dal Consiglio” per valutare la portata del disastro: “Una dozzina di risoluzioni vetate, in momenti chiave per il futuro del Paese”, per far cessare il rumore delle armi e garantire sostegno a una popolazione devastata da un conflitto sanguinoso.
In seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite vi sono cinque Paesi membri permanenti: essi sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito. In base allo statuto Onu, ciascuno di essi può esercitare il diritto di veto e impedire che venga adottata una deliberazione votata dalla maggioranza. Un potere che Mosca e Washington hanno esercitato a più riprese in questi sette anni di guerra in Siria.
“Il diritto di veto - ricorda il card. Zenari - è stato usato ancora una volta un paio di giorni fa, per esercitare il blocco incrociato di due bozze di risoluzione opposte fra loro [una degli Stati Uniti, la seconda della Russia)”. E ancora, il 24 febbraio scorso “una risoluzione che mirava a una tregua è nata già morta e non è durata nemmeno alcune ore” prosegue il porporato. “A poca distanza dalla conclusione dell’incontro al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York - aggiunge - sui cieli della Siria erano già visibili i cacciabombardieri in azione”.
La realtà, accusa il porporato, è che sulla Siria si è consumato “un fallimento completo” delle Nazioni Unite “fra risoluzione vetate sul nascere e altre votate, ma mai adottate”. Si sono salvati, aggiunge, solo “alcuni provvedimenti” marginali che hanno riguardato “convogli umanitari transfrontalieri, che dal confine giordano o turco hanno portato aiuti in Siria. Troppo poco”.
“Non posso che deplorare le continue divisioni che si sono consumate in sede di Consiglio in questi anni. Un organismo che è nato per bloccare i conflitti - conclude il porporato - e che finora non ha fatto nulla”.(DS)