Leader religiosi birmani e del mondo per la pace nel Rakhine
di Lawrence Jangma Gam

Guidata dal card. Charles Maung Bo, una delegazione di Religions for Peace ha visitato il Rakhine. I rappresentanti delle religioni si sono recati nei campi di accoglienza per i profughi e tra le comunità etniche locali. Tra il 22 ed il 25 maggio, essi si erano riuniti per formulare una risposta condivisa alle sfide che attendono il Paese.


Naypyidaw (AsiaNews) – Importanti figure religiose nazionali ed internazionali chiedono una riconciliazione pacifica nei conflitti religiosi ed etnici che continuano a sconvolgere il Myanmar. Nei giorni scorsi, il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, ha guidato una delegazione di Religions for Peace (RfP) nello Stato occidentale di Rakhine. Tra il 26 ed il 28 maggio scorsi, gli esponenti del più grande e rappresentativo movimento interreligioso del mondo hanno visitato le aree intorno alle città di Sittwe, capitale del Rakhine, e Maundaw. Nell’agosto 2017, la regione è stata teatro delle violenze innescate da una serie di violenti attacchi compiuti dai militanti dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa) e la conseguente risposta delle Forze di sicurezza birmane.

Accompagnata da importanti esponenti del governo come Thura U Aung Ko, ministro birmano per gli Affari religiosi, e U Kyaw Aye Thein, chief minister del Rakhine, nel primo giorno di visita la delegazione è giunta a Maung Taw. La città si trova al confine tra Myanmar e Bangladesh, dove circa 700mila musulmani e centinaia di indù sono fuggiti dalle violenze, ed ospita il campo Hla Hpo Khaung Kya. Questa è una delle strutture costruite di recente per accogliere i profughi di ritorno. Ad accogliere i visitatori vi era U Khin Maung Tin, viceministro dell’Ufficio del consigliere di Stato Aung San Suu Kyi. U Ye Htut, amministratore distrettuale di Maung Taw e responsabile del progetto, ha spiegato agli ospiti le fasi della costruzione e le modalità di attuazione del piano di accoglienza, rispondendo alle loro domande. Al termine dell’incontro, i rappresentanti di RfP hanno effettuato una ricognizione della struttura a bordo di automobili.

Il gruppo si è poi diretto al campo Taung Pyo Lat Wae, dove si è riunito con il personale responsabile: il direttore U Ko Ko Thaw, del ministero del Lavoro, della Popolazione e dell’Immigrazione, ed il vice U Soe Tun. I funzionari hanno fornito informazioni sul campo, il piano di registrazione dei profughi e le modalità di rilascio delle “Rv card” (documenti per visitatori residenti). In seguito, la delegazione ha visitato il Ponte dell’amicizia tra Myanmar e Bangladesh e alcuni uffici governativi. Questi sono deputati al rilascio della documentazione, alla raccolta dei dati biometrici e all’assistenza sanitaria dei rifugiati. Nella sala riunione del Dipartimento per l’amministrazione generale (Gad) del distretto di Maung Taw, la delegazione ha incontrato alcune tra le vittime indù del conflitto, attaccate e rapite dagli islamisti dell’Arsa. Esse hanno reso testimonianza dei momenti vissuti in ostaggio tra i militanti e delle condizioni di vita nel campo di accoglienza. U Myint Swe, presidente di RfP Myanmar, ha provveduto a consegnare loro una donazione in denaro.

Il card. Bo e gli altri esponenti religiosi sono dunque ripartiti alla volta di Pan Taw Myae, villaggio a maggioranza islamica appena ricostruito. Gli amministratori locali hanno esposto alcune tematiche sociali ed economiche riguardanti l’insediamento. Essi si sono inoltre confrontati con i visitatori sull’educazione primaria e islamica fornite all’interno del villaggio. Infine, la delegazione di RfP ha visitato due villaggi, abitati dalle etnie Myo e Kain Gyi. Nelle prime ore delle violenze, i terroristi hanno aggredito la popolazione Myo, che grazie al sostegno del governo ha potuto ricostruire il proprio insediamento. La sicurezza alimentare, l’educazione e la pacifica coesistenza tra le due comunità sono stati gli argomenti trattati durante l’incontro, al termine del quale il gruppo interreligioso ha fatto ritorno a Sittwe.

La visita in Rakhine del movimento internazionale mostra l’impegno delle religioni nel difficile cammino di riconciliazione in Myanmar. Il 25 maggio, Aung San Suu Kyi ed il ministro birmano per gli Affari esteri avevano ricevuto a Naypyidaw il card. Bo e 18 tra personalità internazionali e membri di RfP (foto 2-3). Essi hanno consegnato alla leader democratica la “Lettera alle genti del Myanmar”, un appello congiunto per la pace e lo sviluppo nel Paese. Tra il 22 ed il 25 maggio, il card. Bo aveva ospitato a Yangon rappresentati del buddismo, del cristianesimo, dell’induismo e dell’islam (foto 1). Essi si erano riuniti per capire insieme le sfide religiose, culturali politiche e socioeconomiche che attendono la nazione e per trovarvi una risposta condivisa, convinti che solo il dialogo ed un’azione comune può aprire il cammino verso la pace.