Dopo aver vinto la presidenza nel luglio del 2016, il presidente Duterte ha lanciato una guerra ai narcotici illegali. Oltre 8mila sospettati consumatori o spacciatori di droga hanno perso la vita durante le operazioni delle forze di sicurezza. La Chiesa cattolica è tra le poche voci che denunciano le morti.
Manila (AsiaNews) – “Le violazioni dei diritti umani esistono e non possiamo accettarle”. È quanto afferma p. Edwin A. Gariguez, a capo del Segretariato nazionale per l’azione sociale (Nassa) e Caritas Filippine, braccio umanitario della Conferenza episcopale (Cbcp). Intervistato da AsiaNews, il sacerdote critica l’azione antidroga intrapresa dalle autorità l’indomani di un breve incontro tra i vertici della polizia ed il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila.
Il capo della polizia nazionale filippina (Pnp), il gen. Oscar D. Albayalde ieri ha rassicurato il porporato che la guerra del governo contro le droghe rispetterà i diritti umani e lo Stato di diritto. In occasione del 25mo anniversario di sacerdozio del card. Tagle, Albayalde si è recato in visita di cortesia presso il Palazzo arcivescovile della capitale (foto). Insieme a lui vi erano il nuovo direttore regionale della polizia, Guillermo Eleazar, e cinque direttori distrettuali dell’area metropolitana di Manila. Durante il breve incontro, Albayalde ha riferito all’arcivescovo che “tutti loro credono in Dio e rispetteranno i diritti umani”.
“La guerra alle droghe è anzitutto un'operazione del governo, il cui obiettivo è contrastare la proliferazione delle droghe nel Paese – afferma p. Gariguez – Siamo tutti d'accordo che un'azione sia necessaria, tuttavia la Chiesa e le organizzazioni della società civile si oppongono alle modalità con cui le autorità affrontano il problema. Le violazioni dei diritti umani esistono. Le persone accusate di essere coinvolte in crimini legati alla droga vengono di fatto giustiziate, senza un dovuto processo legale. Non possiamo accettarlo, perché ciò è contrario agli insegnamenti del Signore. La maggior parte delle vittime delle uccisioni extragiudiziarie sono tra le persone più povere della comunità, mentre i boss della droga non vanno incontro a punizioni di alcun genere. Questa è un'ulteriore ingiustizia nei confronti della gente povera”.
Dopo aver vinto la presidenza nel luglio del 2016, il presidente Duterte ha lanciato una guerra ai narcotici illegali senza precedenti, con la promessa di uccidere decine di migliaia di criminali. La Chiesa cattolica è tra le poche voci che denunciano le morti, a dispetto dei sondaggi che rivelano la diffusa popolarità del presidente filippino. In risposta alle critiche sulle uccisioni extragiudiziali, Duterte ha più volte lanciato duri attacchi a vescovi e sacerdoti. Oltre 8mila sospettati consumatori o spacciatori di droga hanno perso la vita durante le operazioni delle forze di sicurezza.
Nei mesi scorsi la polizia ha confermato l'uccisione di oltre 3.500 persone, ribadendo di aver agito per autodifesa. Secondo i dati della polizia, più di 2mila altre persone sono state uccise in crimini di droga e migliaia ancora assassinati in circostanze inspiegabili. La campagna antidroga del governo è tuttavia oggetto di azioni legali, tra cui un’inchiesta preliminare sulle accuse di crimini contro l'umanità da parte della Corte penale internazionale (Cpi) e una petizione presso la Corte suprema di Manila.
Oltre a denunciare le uccisioni e le violazioni dei diritti umani, la Chiesa continua i suoi sforzi per la riabilitazione ed il reinserimento nella società delle vittime della droga. “Attraverso il sostegno spirituale e psicologico, cerchiamo di aiutare queste persone a sconfiggere la dipendenza e riprendersi la loro vita”, afferma p. Gariguez. Nell’ottobre del 2016, l'arcidiocesi di Manila ha lanciato Sanlakbay, programma poi adottato da numerose diocesi del Paese, in collaborazione con i governi locali e la polizia. Esso nasce dal coinvolgimento delle comunità parrocchiali nel fornire ai tossicodipendenti consulenza, formazione spirituale e persino opportunità di sostentamento. L’impegno della Chiesa filippina contro la tossicodipendenza ha incontrato anche l’apprezzamento ed il sostegno di papa Francesco.