Lavoratore migrante giustiziato: aveva ucciso per ottenere la paga

Dopo 5 mesi di stipendi non corrisposti la rabbia di un migrante lo porta ad uccidere il datore di lavoro ed i suoi accoliti. Si conclude il caso più seguito dai media cinesi, nel pieno della campagna governativa sulle paghe negate.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Un lavoratore migrante del Gansu colpevole di 4 omicidi è stato giustiziato mercoledì 19 ottobre: l'uomo aveva ucciso il suo datore di lavoro e 3 suoi amici che rifiutavano da oltre 5 mesi di pagarlo.

Wang Binyu, un lavoratore migrante di 27 anni del Gansu, era stato condannato a morte all'inizio di settembre dalla Corte del Popolo di Ningxia, nel Shizuishan. La sentenza è stata confermata dall'Alta Corte, che non ha tenuto conto della linea difensiva che chiedeva una pena più mite per gli omicidi "commessi in uno stato di rabbia provocato da frustrazione per l'ennesimo pagamento rifiutato".

L'esecuzione di Wang ha chiuso l'episodio di cronaca giudiziaria più seguito dell'anno da parte dei media cinesi. In un'intervista alla Xinhua subito dopo il suo arresto, Wang aveva raccontato la vita misera dei lavoratori migranti, un esercito di oltre 150 milioni di sfruttati in nome dello sviluppo economico cinese.  

Wang ha lavorato per oltre 1 anno in un cantiere edile a Ningxia, nel Shizuishan: l'11 maggio si reca da Wu Xinguo, il suo supervisore, e chiede i 5 mila yuan (circa 500 euro) di paghe arretrate che gli spettano. Il supervisore rifiuta di pagarlo, lo caccia e gli offre 50 yuan per "le spese". Wang Binyin, fratello del giustiziato, era con lui quando decide di tornare a chiedere la paga: "Wu e 3 dei suoi accoliti ci hanno provocato, dicendo che cercavamo la morte e che eravamo solo cani. Dopo aver lavorato così duro per tanto tempo, sentirci presi in giro ha accecato mio fratello". "Se non si fossero comportati così – conclude – non sarebbe successo nulla. Non si uccide per 5 mila yuan".

L'ultima persona che Wang ha visto è stato il padre, Wang Liding, che riporta le sue ultime parole: "Torna indietro, padre. Da qui posso solo dirti addio".

L'attenzione riservata a questo caso deriva dalla campagna lanciata dal governo per risolvere il diffuso problema delle paghe arretrate per i migranti, in special modo quelli impiegati nell'industria edile (circa il 70 % del totale). La campagna è stata lanciata nel 2003 ma ha attirato l'attenzione cinese durante i lavori dell'Assemblea nazionale del Popolo lo scorso anno, quando il primo ministro Wen Jiabao si è impegnato a "risolvere in maniera completa" il problema delle paghe non corrisposte entro il 2007. L'impegno prevede che ogni somma di denaro dovuta prima dello scorso anno deve essere pagata entro il prossimo febbraio. Un sistema di controllo dovrebbe essere attuato per fermare l'accumulo delle paghe.

Secondo i media governativi circa 33 miliardi di yuan (oltre 3,3 miliardi di euro) in paghe arretrate accumulate prima dello scorso anno sono già state corrisposte ai migranti, ma si ha notizia di sempre nuovi casi legati alla questione. "So che vi sono delle politiche governative volte a proteggere i nostri diritti – ha detto Wang prima dell'esecuzione – ma a livello locale queste non sono attuate. I nostri diritti non possono ancora essere protetti". "Lavoriamo a grandi altezze e possiamo morire in un momento di distrazione – conclude il condannato – ma sapete quanti migranti muoiono costruendo queste grandi torri?".

Du Yang, un economista del lavoro dell'Accademia cinese per le Scienze sociali, dice che assicurare i pagamenti corretti ai migranti ha un costo per il governo. "Ogni mille yuan di paghe dovute, il governo deve spenderne 3 mila – dice Du – ed è una questione importante anche capire dove vi siano abbastanza persone per supervisionare e regolare i cantieri". L'economista aggiunge che sapendo di non rischiare alcun aresto, molti datori di lavoro intascano le paghe invece di darle ai lavoratori.