Guerra dei dazi: svalutazione record dello yuan

Per il settimo giorno di fila la Banca centrale cinese abbatte il valore della propria moneta. L’offshore arriva a 6,6300 per dollaro. Pechino si ripara dallo scontro economico e commerciale con gli Usa. Uno yuan più debole aiuta l’export rendendo i prezzi competitivi all'estero.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina lo yuan offshore ha raggiunto il nuovo minimo storico attestandosi a 6,6300 per dollaro. Il calo è dello 0,2% rispetto a ieri e del 3,8% dal 13 giugno. La  People’s Bank of China (la Banca centrale) ha fissato il punto medio dello yuan a 6.5960 per dollaro, in calo dello 0,6 per cento (391 punti) rispetto a 6.5569 di mercoledì, che a sua volta era inferiore dello 0,6% rispetto al 26 giugno. La banca centrale ha abbassato il punto medio negli ultimi sette giorni consecutivi, riducendolo del 2,7%. Dal 14 giugno è calato del 3,1%.

Ogni mattina le banche statali presentano i prezzi in dollari dello yuan alla Banca centrale. Questa valuta la media dei prezzi per calcolare una frequenza di “parità centrale” o punto medio. Nel corso della giornata la Pboc interviene per mantenere il tasso di cambio più del 2% sopra o sotto il punto medio. Il tasso di fissazione è quindi considerato dal mercato come un segnale della strategia della banca centrale.

Anche lo yuan onshore, quotato a Shanghai, ha toccato un minimo a 6,6247 contro il dollaro, in calo dello 0,4 per cento rispetto alla chiusura precedente.

La People's Bank of China ha abbassato il tasso di cambio giornaliero della valuta per il settimo giorno consecutivo; un forte segnale da Pechino. La Banca centrale vuole vedere uno yuan più debole mentre si prepara per una possibile guerra commerciale con gli Stati Uniti.

Lukman Otunuga, analista presso ForexTime, spiega che la tattica della Pboc di ridurre il fixing ufficiale dello yuan è stato uno sforzo per attenuare gli effetti delle tariffe commerciali imposte dagli Stati Uniti. Uno yuan più debole aiuta gli esportatori rendendo i loro prezzi più competitivi all'estero. “Lo yuan si è indebolito fino a raggiungere il livello più basso quest'anno contro il dollaro Usa. Sta diventando sempre più chiaro che gli sviluppi del commercio globale hanno pesato pesantemente sullo yuan”.

Cheng Shi, capo economista dell’Industrial and Commercial Bank of China International, avverte che la Banca centrale deve prestare attenzione al deprezzamento dello yuan. Nel 2015 la svalutazione della moneta aveva portato una fuga di capitali che si è protratta per due anni. “I responsabili politici – spiega Shi – devono seguire da vicino i cambiamenti dello yuan in prospettiva e prevenire la ricomparsa del demone del deprezzamento”.