Israele chiude tutti i valichi: ‘Il blocco di Gaza causa le violenze, non le ferma’

Il commento dell’attivista di Peace Now. Da giorni, i palestinesi attaccano con “aquiloni incendiari”. Portavoce dell’Unrwa: le punizioni collettive colpiscono una popolazione già disperata.


Gerusalemme (AsiaNews) – Le punizioni collettive contro il popolo di Gaza “non fermano le violenze, ma le peggiorano”. Lo dice ad AsiaNews Hagit Ofran, attivista dell’ong israeliana Peace Now, commentando la recente chiusura del valico di Kerem Shalom.

Dall’inizio della settimana, alcuni giovani palestinesi lanciano aquiloni e palloncini infuocati attraverso il confine israeliano. Gli attacchi hanno provocato 33 incendi nelle foreste e aree agricole israeliane. Ieri, Israele ha risposto con un razzo sganciato da un drone. L’utilizzo di quest’insolita arma, iniziato nel contesto delle Marce del ritorno, è stato il movente per la chiusura del valico di Kerem Shalom e per le nuove restrizioni alla pesca palestinese. L’esercito israeliano ha annunciato la chiusura di Kerem Shalom lo scorso 9 luglio. Gli unici beni permessi sono cibo e medicine portati da organizzazioni umanitarie, valutati “caso per caso”. In più, i pescatori di Gaza potranno muoversi solo nel raggio di sei miglia nautiche, invece delle precedenti nove.

“Ieri – commenta Ofran – è stato uno dei giorni con il maggior numero di aquiloni incendiari, più della media. Ciò prova che la punizione collettiva di chiudere i valichi non dà sicurezza a Israele, ma incrementa gli attacchi e l’instabilità. Togliere il blocco a Gaza non è solo la cosa morale da fare, ma anche intelligente, e un primo passo per riabilitare Gaza e trovare un accordo politico. L’unico modo per risolvere il conflitto è un accordo per due Stati, in cui Gaza fa parte di uno Stato palestinese, al fianco d’Israele”.

Christopher Gunnes, portavoce dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa), esprime preoccupazione per gli effetti che la chiusura avrà sull’economia di Gaza e sulla popolazione, già per l’80% dipendente dagli aiuti umanitari, e con un tasso di disoccupazione del 49,1%. “Queste aggiuntive restrizioni penalizzano ancora di più l’intera popolazione a Gaza, senza riguardo per la responsabilità individuale”.