Vietnam del nord, le diocesi cattoliche in aiuto degli alluvionati
di Trung Tin

Tra il 23 luglio e il 6 agosto le continue piogge hanno devastato le province del centro nord. Ponti e case crollate, colture devastate e animali annegati. Il bilancio è di 28 morti e 11 i dispersi. Difficile la situazione delle piccole comunità di montagna. La diocesi di Hưng Hóa chiede ai fedeli e ai religiosi di comprare cibo, acqua potabile, medicine per “cattolici e non delle zone colpite”.


Hanoi (AsiaNews) - Le inondazioni in Vietnam hanno mietuto diverse vittime, creato molti danni alle proprietà e alle colture nella regione. Tra il 23 luglio e il 6 agosto 2018, le province del nord e del centro nord hanno registrato 28 morti e 11 dispersi.

Da oltre un mese, padre Paul Nguyễn Quốc Anh, direttore della Caritas della diocesi di Hưng Hóa, ha invitato tutti i membri della comunità, religiosi e fedeli, a contribuire alle esigenze degli alluvionati, comprando cibo, acqua potabile e medicine per “le vittime delle inondazioni e frane. Per i cattolici e i non cattolici”.

Tra le zone più colpite da piogge e inondazioni c’è la diocesi di Hưng Hóa. Questa conta circa 250mila fedeli e comprende nove province settentrionali e la città di Sơn Tây. Secondo gli esperti il disastro è stato favorito anche dai pendii delle colline disboscate e i bacini idroelettrici scaricati a valle in concomitanza delle piogge.

Il signor Hà Văn Huyên, 32 anni, capo villaggio di Bản Tủ della provincia di Yên Bái, dichiara che “questa è la prima volta che la gente di qui vive un disastro del genere”.

Il signor Huyên racconta: “All'inizio ho visto che il flusso dell'acqua era molto piccolo. Poi, l'acqua ha iniziato a scorrere a ondate. Cinque minuti dopo, l'acqua saliva sempre di più. Quando ho visto il pericolo, ho urlato perché la gente potesse scappare. Dopo solo un'ora, è apparsa questa ‘enorme piena’, alta circa dieci metri. Ha spazzato via molte case”.

I rovesci torrenziali hanno causato gravi danni all'agricoltura. Circa 2.746,5 ettari coltivati di riso e colture sono stati danneggiati. Sono morti 2.871 capi di bestiame e pollame. Inoltre, 355 ettari di acquacoltura sono andati distrutti.

Centinaia di strade, ponti, fognature sono danneggiate; i ponti sono crollati o portati via dalla forza dell’acqua. I temporali hanno rovinato 113 opere di irrigazione; sei dighe di media dimensione sono franate o sepolte dal fango;  79 pali dell’alta tensione non sono più utilizzabili.

Mons. An Phong Nguyễn Hữu Long, vescovo ausiliare della diocesi di Hưng Hóa, ha visitato la comunità cattolica di Sùng il 27 luglio 2018, una piccola parrocchia di montagna, e l'area missionaria Tả Phời della parrocchia di Lào Cai. Egli ha incoraggiato comunità, cattolica e non, che vive in queste zone povere e remote.

 La provincia di Yên Bái, nel nord del Paese, è stata la più colpita. Qui, 29 persone sono morte o disperse a causa delle inondazioni. A pagare il prezzo più alto è il distretto di Văn Chấn, dove non si trovano o sono decedute 17 persone. Questo villaggio è molto piccolo, con 30 nuclei famigliari.

Il signor Đỗ Đức Duy, presidente del comitato del popolo della provincia di Yên Bái, spiega: "Le persone che vivono in queste aree non vedevano il cosiddetto 'lũ ống' (enorme alluvione), o 'lũ quét' (inondazioni improvvise) da 70 o 80 anni. Ma ora le ‘inondazioni improvvise’ avvengono, causando danni molto gravi alle persone e ai loro villaggi”.

Nella diocesi di Hưng Hóa, uno dei luoghi più colpiti è la cappella Sùng Đô, appartenente alla parrocchia di Vinh Quang del distretto di Nghĩa Lộ. La Sùng Đô Chapel è una piccola chiesa di H 'Mông, fondata nel 1999 su un pendio di una montagna.

P. Joseph Nguyễn Trọng Dưỡng, responsabile della Sùng Độ Chapel, spiega che “ora, la comunità cattolica ha 91 famiglie con 601 parrocchiani. Il viaggio o il trasporto di materiali è pieno di ostacoli”.

P. Joseph Nguyễn Trọng Dưỡng dice che "Circa 20 famiglie hanno perso le loro case e le loro risaie. La famiglia del signor Cứ A Chu, e dei suoi 13 figli, ha perso la casa e tutto il riso  che era stato messo nei depositi. Le persone hanno mangiato pochissimo riso e bevuto acqua di sorgente non pulita”.