Papa in Irlanda: La polifonia contemporanea, la melodia del messaggio cristiano, lo scandalo pedofili

Papa Francesco è in Irlanda per partecipare all’Incontro mondiale delle famiglie. Nel suo primo discorso, egli denuncia “Il fallimento delle autorità ecclesiastiche” nel contrastare i crimini di pedofilia. “Eliminare questo flagello a qualsiasi costo”. “Il ruolo unico” della famiglia nell’educazione e nella società.  È necessario un fondamento spirituale nella società per evitare ingiustizie, indifferenza verso i più poveri, anche i non nati, e per accogliere i migranti.


Dublino (AsiaNews) – “Prego affinché l’Irlanda, mentre ascolta la polifonia della contemporanea discussione politico-sociale, non dimentichi le vibranti melodie del messaggio cristiano, che l’hanno sostenuta nel passato e possono continuare a farlo nel futuro”. Così papa Francesco ha concluso il suo primo discorso in terra d’Irlanda, davanti al premier (Taoisech) Leo Varadkar, alle autorità politiche e religiose, al corpo diplomatico e ai rappresentanti della società civile, radunate nel Castello di Dublino.

Partito stamane da Roma, il pontefice è giunto alle 10.25 (ora locale) all’aeroporto internazionale e si è subito recato alla residenza presidenziale nella capitale, dove è stato accolto dal presidente Michael D. Higgins e sua moglie (v. foto). Il papa è giunto nel Paese per partecipare all’Incontro mondiale delle famiglie, ma il viaggio è di fatto segnato dallo scandalo sui preti pedofili che qui in Irlanda è scoppiato con virulenza nel 2009, tanto che dal 2011 al 2014 l’Irlanda ha ritirato il suo ambasciatore presso la Santa Sede, anche se il motivo ufficiale era quello del risparmio sulle sedi all’estero. Francesco parla di quel periodo come di “una sola nube passeggera” fra “molti anni di armonia e collaborazione dinamica” con la Santa Sede, che ha però influenzato la fede degli irlandesi che con una popolazione cattolica quasi del 90%, vedono la partecipazione alla messa settimanale ridotta a meno del 40%.

Il papa ricorda la lettera ai cattolici irlandesi inviata da Benedetto XVI nel 2010, in cui egli denunciava il “tradimento di fiducia” da parte del clero. Anche Francesco denuncia “Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti [che] ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica”. E ricorda anche la sua recente Lettera al popolo di Dio, con cui ha ribadito l’urgenza di attuare tutti i mezzi “per eliminare questo flagello a qualsiasi costo”.

Il pontefice rivendica comunque il fatto che “la Chiesa in Irlanda ha svolto, nel passato e nel presente, un ruolo di promozione del bene dei bambini che non può essere oscurato”, come pure che “oggi come in passato, uomini e donne che abitano questo Paese si sforzano di arricchire la vita della nazione con la sapienza nata dalla fede”.

Nel suo discorso egli ha citato il motivo primo del suo viaggio, “prendere parte all’Incontro mondiale delle famiglie, che si tiene quest’anno a Dublino”, mostrandone il significato per le famiglie e per la società. “Per le famiglie – egli dice - questo Incontro è un’opportunità non soltanto per riaffermare il loro impegno all’amorevole fedeltà, al mutuo aiuto e al sacro rispetto per il dono divino della vita in tutte le sue forme, ma anche per testimoniare il ruolo unico svolto dalla famiglia nell’educazione dei suoi membri e nello sviluppo di un sano e fiorente tessuto sociale”

“È nella famiglia – continua - che ciascuno di noi ha mosso i primi passi nella vita. Lì abbiamo imparato a convivere in armonia, a controllare i nostri istinti egoistici, a riconciliare le diversità e soprattutto a discernere e ricercare quei valori che danno autentico significato e pienezza alla vita. Se parliamo del mondo intero come di un’unica famiglia, è perché giustamente riconosciamo i legami della nostra comune umanità e intuiamo la chiamata all’unità e alla solidarietà, specialmente nei riguardi dei fratelli e delle sorelle più deboli. Troppo spesso, tuttavia, ci sentiamo impotenti di fronte ai mali persistenti dell’odio razziale ed etnico, a conflitti e violenze inestricabili, al disprezzo per la dignità umana e i diritti umani fondamentali ed al crescente divario tra ricchi e poveri. Quanto bisogno abbiamo di recuperare, in ogni ambito della vita politica e sociale, il senso di essere una vera famiglia di popoli! E di non perdere mai la speranza e il coraggio di perseverare nell’imperativo morale di essere operatori di pace, riconciliatori e custodi l’uno dell’altro”.

“La famiglia – ribadisce - è il collante della società; il suo bene non può essere dato per scontato, ma va promosso e tutelato con ogni mezzo appropriato”.

Il pontefice ricorda che “la vera pace è in definitiva dono di Dio; sgorga da cuori risanati e riconciliati e si estende fino ad abbracciare il mondo intero”. Per questo è importante fondare la società su “risorse spirituali”. “Senza questo fondamento spirituale – ha aggiunto - l’ideale di una famiglia globale di nazioni rischia di diventare nient’altro che un vuoto luogo comune”.

A riprova della necessità di basi spirituali nella società, egli cita le ingiustizie sociali, l’indifferenza verso i più poveri (“compresi i non nati, privati dello stesso diritto alla vita”) e la “crisi migratoria che non è destinata a scomparire e la cui soluzione esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine”.