Kuwait City, religiosi e politici islamici contro un negozio di statuette: è idolatria

La polemica divampata in rete rischia di trascinarsi nelle aule del Parlamento. Un deputato ha depositato un’interpellanza, al vaglio leggi per vietare la vendita. Studioso islamico: 'Ancora più pericoloso della vendita di alcol'. Ma vi sono anche voci critiche, che lottano contro “questo pensiero irrazionale”.  


Kuwait City (AsiaNews) - La controversia divampata in Kuwait fra un artigiano e una parte, quella più radicale ed estremista, del clero islamico attorno alla vendita di immagini e statuette rischia di trasformarsi in una controversia nazionale. E da scambio di battute e accuse in rete, alimentata da voci contrapposte, è arrivata persino nelle aule del Parlamento, in seguito a un’interpellanza presentata in queste ore da un deputato locale. 

All’origine dello scontro un video postato sui social network, in cui si afferma che un negozio in Kuwait vende statue. Una colpa da punire perché riconducibile “all’idolatria” secondo una parte dell’islam, che vede nelle riproduzioni di figure umane - dipinti o sculture, quali che siano - una violazione alla tradizione e ai dettami di Maometto.

Col trascorrere dei giorni la controversia è montata in rete, grazie anche all’intervento di numerosi leader religiosi di stampo conservatore che condannavano senza mezzi termini l’attività commerciale e i suoi promotori. In molti hanno invocato la chiusura del negozio e la revoca della licenza. 

Il negozio è specializzato nella creazione di riproduzioni fedeli di persone, utilizzando cabine di scansione e stampanti 3D. Secondo l’ala conservatrice e radicale del Paese, queste statuette finiranno per trasformarsi in idoli da adorare. Othman Al Khamees, leader religioso di primo piano in Kuwait, afferma che “ciò che sta facendo questo negozio è un abominio e va chiuso immediatamente”. Esso, aggiunge, è “ancora più pericoloso dei negozi che vendono liquori” [l’islam proibisce il consumo di alcol e i trasgressori vengono puniti con frustate in molti Paesi musulmani] perché “ripropone la questione dell’idolatria”.

Abdul Rahman Al Nassar è fra i promotori di una campagna in rete rivolta al governo, perché intervenga e chiusa l’attività “illecita”. I suoi effetti nefasti, avverte, si vedranno nel corso degli anni. “Oggi - sottolinea - sono solo figure, ma fra qualche anno potranno avere un significato diverso e si trasformeranno in idoli”. 

Fra le voci critiche in Parlamento vi è quella del deputato Mohammad Hayef Al Mutairi, secondo cui va proibita per legge la vendita di statue e manufatti.

Tuttavia, una parte altrettanto consistente della popolazione mostra sdegno e stupore per la polemica, anche fra i religiosi. Il chierico Hamad Al Sinan, ricorda che quando i primi musulmani sono entrati in Egitto non hanno certo abbattuto la sfinge. “Non vi è alcuna logica - afferma - nell’invocare leggi che mettano al bando statue o riproduzioni. Uniamoci e facciamo sentire la nostra voce contro questo pensiero irrazionale”. 

Un altro utente ha postato l’immagine di Ronald McDonald, il clown usato per promuovere l’omonima catena di fast-food americana famosa in tutto il mondo. E commenta: “Nessuno, nemmeno un leader religioso ha detto qualcosa contro questo”.