Liberato il pastore Brunson, in volo verso gli Usa

Forse oggi stesso incontrerà il presidente Donald Trump. I giudici hanno condannato il pastore a tre anni di prigione, in pratica già scontati durante il processo. Nella sua ultima difesa, Brunson ha detto: “Io sono un uomo innocente. Io amo Gesù, Io amo la Turchia”. Ci si attende una ripresa dei rapporti Usa-Turchia.


Izmir (AsiaNews) – Il pastore statunitense Andrew Brunson, da due anni detenuto in Turchia, è atteso oggi negli Usa dopo che un tribunale ha decretato la sua liberazione. Il presidente Donald Trump, che ha esultato dopo aver saputo la notizia, lo attende oggi stesso a Washington.

Ieri per accuse legate al terrorismo, la corte di Aliaga aveva condannato il pastore a tre anni, un mese e 15 giorni. Ma tenendo conto del tempo già passato in prigione e della sua buona condotta durante il processo, gli sono stati tolti gli arresti domiciliari e il divieto a viaggiare all’estero.

Brunson, 50 anni, ha vissuto per più di 20 anni in Turchia, servendo anche la piccola chiesa presbiteriana della Risurrezione a Izmir. Era stato arrestato nell’ottobre 2016 con l’accusa di avere legami con il Pkk, il partito indipendentista curdo, fuorilegge perché terrorista, e con il movimento di Feithullah Guelen, responsabile – secondo Ankara – del fallito colpo di Stato del 2016. Rischiava fino a 30 anni di prigione.

Brunson si è sempre dichiarato innocente. Nella sua ultima difesa ha detto: “Io sono un uomo innocente. Io amo Gesù, Io amo la Turchia”.

Nell’arresto di Brunson e di altre decine di americani, osservatori notano il tentativo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di costringere gli Usa a consegnare Guelen, al presente in esilio in Pennsylvania.

Ma le pressioni economiche Usa – sanzioni, dazi e la minaccia di molto altro – hanno scosso l’economia turca in profondità, facendo crollare del 40% la lira turca e diffondendo una forte crisi economica. Forse con la liberazione di Brunson vi sarà una ripresa dei rapporti Turchia-Usa.

La liberazione di Brunson è stata ottenuta anche grazie alle pressioni dei conservatori cristiani americani, un’importante base elettorale per il presidente Trump.