Studio: Il commercio con la Cina ha fatto perdere 3,4 milioni di posti di lavoro negli Usa

Un rapporto dell’Economic Policy Institute, fa notare che la perdita di posti di lavoro è avvenuta in corrispondenza con l’entrata della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio.  La Cina si è avvantaggiata della manipolazione dello yuan, del basso costo della manodopera, della mancanza di diritti per i lavoratori. Per l’organismo, vicino ai sindacati e alle famiglie con reddito basso o medio, occorre “un riequilibrio negli scambi e nei flussi di capitale” fra Cina e Usa, per non distruggersi a vicenda.


Washington (AsiaNews) – Il commercio degli Stati Uniti con la Cina e lo squilibrio della bilancia commerciale hanno fatto perdere 3,4 milioni di posti di lavoro negli Usa. È quanto afferma un rapporto pubblicato dall’Economic Policy Institute (Epi), un’organizzazione no profit con base nella capitale statunitense. L’Epi è vicina ai sindacati e si preoccupa di monitorare le politiche economiche a favore delle famiglie con salari bassi o medi.

Nel rapporto pubblicato ieri, l’Epi sottolinea che la perdita di posti di lavoro negli Usa si è accresciuta da quando la Cina è entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio, 17 anni fa. Negli ultimi 10 anni, si sono persi 1,3 milioni di posti di lavoro, con un incremento di 100 miliardi di dollari dello squilibrio commerciale. La perdita di posti di lavoro è avvenuta soprattutto nel manifatturiero, anche in industrie in cui gli Usa erano all’avanguardia come computer, elettronica, elettricità.

Lo studio giunge proprio nel mezzo della crescente guerra dei dazi fra Usa e Cina. L’amministrazione Trump accusa Pechino di pratiche ingiuste (manipolazione dello yuan, sostegno governativo all’export, cessione forzata dei copyright) e chiede un riequilibrio nella bilancia dei pagamenti.

Il rapporto, pur essendo piuttosto bilanciato, sembra giustificare le critiche di Trump. “Le distorte pratiche commerciali della Cina – si afferma – aiutate dalla manipolazione della moneta, dal non allineamento e [perfino] dalla soppressione dei diritti dei lavoratori e dei loro salari, hanno prodotto un’ondata di dumping nelle importazioni, sostenute dallo Stato, che supera di molto la crescita delle esportazioni Usa verso la Cina”.

Lo squilibrio nella bilancia commerciale ha anche avuto un impatto negativo sui salari negli Usa. Il rapporto dice che esso ha prodotto “una perdita netta per gli operai, che hanno dovuto trasferirsi da lavori con salari alti nelle industrie in competizione con l’import, a lavori con salari bassi nelle industrie di export”.

Per l’Epi, l’ideale non è continuare la guerra dei dazi; piuttosto, “le relazioni commerciali Usa-Cina hanno bisogno di cambiamenti fondamentali”. Al presente le due nazioni sono “bloccate in cicli economici distruttivi e interdipendenti; entrambi possono guadagnarci da un riequilibrio negli scambi e nei flussi di capitale”.