Omicidio Khashoggi e armi ai sauditi: per l’Occidente gli affari vincono su tutto

Finora solo la Germania si è pronunciata a favore di un annullamento degli ordini. Per Trump non si possono stracciare affari da 110 miliardi di dollari. Pur tra sfumature diverse mantengono la stessa linea il Canada, la Spagna e la Francia. Il silenzio dell’Italia. E, all’orizzonte, Cina e Russia pronte a subentrare in un mercato in continua crescita. 

 


Riyadh (AsiaNews) - La vicenda Khashoggi e le ombre che si allungano fino ai massimi vertici dell’Arabia Saudita, su tutti il principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), fanno tornare di stretta attualità un tema a lungo dibattuto fra le cancellerie e le ong occidentali: quello della vendita di armi a Riyadh. Finora solo la Germania si è pronunciata a favore di un annullamento delle esportazioni, mentre altri Paesi variano fra la necessità di mantenere intatti gli affari (vedi gli Usa) e timidi rimorsi, forse di facciata, di coscienza (leggi il Canada). 

Fra i più decisi a preservare gli accordi vi sono gli Stati Uniti, per bocca dello stesso presidente Donald Trump: “Non amo certo - ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca - l’idea di mettere fine a un investimento di 110 miliardi di dollari”. Sulla stessa lunghezza d’onda il premier spagnolo Pedro Sanchez, che pur denunciando il “terribile assassinio” ribadisce la priorità: “La difesa degli interessi della Spagna, del lavoro in un settore strategico per la maggior parte localizzato in un’area dove [del Paese] dove è già alto il tasso di disoccupazione”. 

Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau dice di “valutare” se rispettare o meno la più importante vendita di armi canadesi a Riyadh, che riguarda il trasferimento di 742 blindati leggeri. “Stiamo valutando le opzioni” ha dichiarato, pur ammettendo che sarà “molto difficile” annullare il contratto. I vertici francesi preferiscono invece prendere tempo fino a che non saranno “accertate” responsabilità o complicità. E, all’orizzonte, si delineano la Cina e la Russia pronte a subentrare senza particolari remore in un mercato del valore di miliardi di dollari. 

Del resto il regno saudita è per molti Paesi occidentali un partner commerciale privilegiato per quanto concerne il settore delle armi. Riyadh si è infatti piazzata al secondo posto, subito dopo l’India, per volume di importazione nel periodo fra il 2013 e il 2017. Secondo quanto emerge da uno studio dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), nell’ultimo quinquennio le importazioni di armi sono aumentate del 225% rispetto al periodo 2008-2012. 

Fra i principali Paesi esportatori verso l’Arabia Saudita vi sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, i cui volumi si aggirano attorno al 61% e al 235 del totale. Ai due giganti anglofoni si aggiungono anche Italia e Spagna, che mantengono pur sempre una quota significativa di mercato. “Ad oggi - sottolinea il ricercatore Sipri Pieter Wezeman - Usa ed Europa sono i maggiori importatori di armi nella regione e, unite, hanno fornito il 98% di armi” al regno wahhabita Un mercato fiorente che non si è fermato neppure di fronte alle accuse lanciate dal segretario generale Onu Antonio Guterres, che aveva inserito Riyadh nella lista nera dei Paesi che violano i diritti dei bambini nelle aree di conflitto. Al centro del contendere, che ha suscitato le ire dei sauditi (sostenuti dall’alleato statunitense), le violenze commesse contro i civili, anche minori, nel contesto della guerra nello Yemen

Nel marzo 2018 il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la vendita di armi ai sauditi per un valore attorno al miliardo di dollari, fra cui missili, pezzi di ricambio per carri armati ed elicotteri di fabbricazione Usa. Un accordo frutto dell’incontro, avvenuto qualche giorno prima, fra il principe ereditario Mohammad bin Salman e il segretario alla Difesa James Mattis, i quali hanno rilanciato l’asse Washington-Riyadh in chiave anti-iraniana. 

Il mercato di armi resta di primaria importanza anche per l’Italia, che finora non ha espresso alcun commento ufficiale sulla vicenda Khashoggi, forse per non scatenare le ire del partner saudita. Solo nel 2017 il regno avrebbe acquistato bombe dal Belpaese per 45 milioni di euro, utilizzandole (fonti Nazioni Unite) nella guerra in Yemen. Alle armi made in Italy verso Riyadh vanno aggiunte commesse per altri 245 milioni di euro per caccia e altri mezzi già riportati nei rispettivi programmi intergovernativi.