Vescovi dello Sri Lanka: il presidente ponga fine alla crisi politica
di Melani Manel Perera

Sotto pressione internazionale, Maithripala Sirisena riconvoca il Parlamento. La riapertura è prevista per il 7 novembre, quando i deputati si troveranno di fronte a due premier. La società civile raccoglie 16mila firme a favore del primo ministro licenziato: “Sirisena ha tradito le promesse elettorali”.


Colombo (AsiaNews) – I partiti politici dello Sri Lanka “mettano da parte i loro interessi e risolvano il conflitto in corso nel rispetto delle regole della Costituzione”. È quanto chiedono i vescovi cattolici dello Sri Lanka, intervenendo sulla crisi politica che anima il Paese dalla scorsa settimana. Nel frattempo sotto la spinta delle pressioni internazionali, il presidente Maithripala Sirisena ha annunciato la riapertura del Parlamento, dopo averne sospeso i lavori e licenziato il primo ministro Ranil Wickremasinghe, suo alleato di governo.

Intanto le associazioni della società civile protestano contro la scelta inaspettata del capo dello Stato, che ha anche richiamato al potere l’ex dittatore Mahinda Rajapaksa, accusato di aver commesso abusi e minacce durante la guerra civile. Dapprima previsti per il 5 novembre, i lavori dell’aula dovrebbero riprendere il 7. In quell’occasione i deputati si troveranno di fronte una situazione insolita con due premier (uno eletto, l’altro nominato), che dovranno provare di avere la fiducia della maggioranza.

Il premier esautorato ha scritto sul suo profilo Twitter: “La voce del popolo è stata ascoltata. La democrazia prevarrà”. Ieri migliaia di suoi sostenitori si sono dati appuntamento a Colombo. Ad AsiaNews uno di loro dichiara: “Sirisena ha tradito le promesse che aveva fatto in campagna elettorale, per le quali noi lo avevamo votato”.

Il giorno precedente, 31 ottobre, una delegazione di attivisti ha incontrato il presidente del Parlamento Karu Jayasooriya, cui ha consegnato una petizione firmata da oltre 16mila persone.

Nella dichiarazione ufficiale, la Conferenza episcopale (Cbcsl) sottolinea che per gli esponenti politici, “ciò che è importante non è né rimanere al potere, né giungere al potere, ma il servizio al popolo è allo sviluppo del Paese”.

Anche la Chiesa metodista esprime preoccupazione per la crisi costituzionale. Mons. Asiri Perera evidenzia che “il conflitto non è opera dei cittadini dello Sri Lanka, ma solo delle azioni irresponsabili dei leader politici”. In quanto cristiani, ha aggiunto, “non possiamo lavarcene le mani. Abbiamo la responsabilità di inginocchiarci di fronte a Dio e ricercare la sua benedizione e mediazione per il nostro Paese e il suo popolo”.