Rohingya, nessuno dei profughi vuole rimpatriare

Oggi era previsto l’inizio delle operazioni con il trasferimento di 150 rifugiati, scelti tra i primi 2.260. L’Unhrc e le organizzazioni umanitarie nei campi profughi Rohingya si erano dichiarati perplessi. Dagli attivisti Rohingya pressioni contro il rimpatrio e minacce a operatori stranieri e anziani che suggeriscono il ritorno. Decine di famiglie sono già fuggite dai campi di Cox’s Bazar.


Cox’s Bazar (AsiaNews/Agenzie) – Nessuno tra i profughi Rohingya in Bangladesh ha intenzione di tornare in Myanmar e Dhaka non forzerà il processo di rimpatrio. È quanto afferma oggi il commissario bangladeshi per i rifugiati, Mohammad Abul Kalam. Le dichiarazioni del funzionario alimentano i dubbi circa la partenza del primo gruppo di Rohingya verso lo Stato occidentale birmano di Rakhine.

Con il trasferimento di 150 rifugiati, scelti tra i primi 2.260, era previsto per oggi l’inizio delle operazioni di rimpatrio delle centinaia di migliaia di Rohingya fuggiti dal Myanmar tra il 2016 ed il 2017: i circa 720mila scampati alle ultime violenze settarie si sono aggiunti ai 300mila già presenti in Bangladesh. “Secondo la valutazione volontaria del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc), nessuna delle 50 famiglie intervistate ha espresso la volontà di tornare indietro, nelle circostanze attuali. Al momento, nessuno si sente al sicuro”, dichiara Kalam.

Nei giorni scorsi, l’Unhrc e le organizzazioni umanitarie che operano nei campi profughi Rohingya si erano dichiarati perplessi riguardo l’inizio del processo. I timori riguardano soprattutto la sicurezza in Myanmar dei rifugiati, selezionati secondo i criteri stabiliti dagli accordi tra Naypyidaw e Dhaka. Il Bangladesh ha affermato che non avrebbe obbligato nessuno a tornare e ha chiesto all'Unhrc di verificare se quanti erano sulla lista erano disposti ad affrontare il viaggio.

Gli attivisti Rohingya hanno anche esercitato pressioni contro il rimpatrio e persino minacciato gli operatori stranieri e gli anziani dei campi, che hanno suggerito il ritorno dei rifugiati. Per paura di essere rimpatriate, decine di famiglie sono già fuggite dai campi di Cox’s Bazar, dove aumenta la presenza di soldati bangladeshi. Il 30 dicembre in Bangladesh si terranno le elezioni generali e la crisi dei rifugiati è una delle questioni più importanti che il futuro governo dovrà affrontare.