L’accordo Cina-Vaticano e quello fra Napoleone e Pio VII
di Li Ruohan

Un autore del nord della Cina mostra che Vaticano e Chiesa cinese stanno rivivendo quanto la Chiesa in Francia ha vissuto durante la Rivoluzione e l’impero napoleonico. Tutto calza alla perfezione: ristrutturazione delle diocesi; potere dello Stato sulla Chiesa; riconoscimento (solo formale) del papa; controllo totale delle attività religiose; eliminazione dei vescovi e sacerdoti “non giurati” (o sotterranei).


Pechino (AsiaNews) – L’accordo fra la Cina e la Santa Sede è molto simile a quello firmato fra Napoleone e Pio VII. L’impressionante e calzante paragone viene evidenziato in molti aspetti: ristrutturazione delle diocesi; potere sulla Chiesa; riconoscimento (solo formale) del papa; controllo totale delle attività religiose; eliminazione dei vescovi e sacerdoti “non giurati” (o sotterranei). L’autore, Li Ruohan (uno pseudonimo) è uno studioso del nord della Cina. Il titolo originale del saggio è “Ciò che è illegale è diventato legale”.

 

Il 12 dicembre ho visto circolare su internet le immagini dell’inviato speciale della Santa Sede, l’arcivescovo Claudio M. Celli, al Diaoyuetai, l’albergo di stato per ospiti illustri. Era accompagnato da due vescovi cinesi con cui aveva un atteggiamento cordiale. È stata presentata al mondo un’immagine piacevole. Si dice che così è iniziata l’opera impegnativa per arrivare a un accordo tra Santa Sede e Cina. Una cosa di cui gioire e congratularsi.

L’arcivescovo Celli vi ha molto contribuito. Solo che non è riuscito a trattenersi qualche giorno in più, per recarsi a Nanjing e partecipare alla cerimonia per celebrare il 60° anniversario dell’elezione e ordinazione “indipendente” dei primi vescovi cinesi. Avrebbe potuto condividere con i vescovi la sua esperienza e sentire i discorsi delle autorità. Peccato!

Secondo i comunicati stampa, il papa ha concesso a sette vescovi la giurisdizione all’amministrazione delle diocesi nominandoli ufficialmente vescovi ordinari; dei due vescovi clandestini, a uno ha chiesto il ritiro, all’altro di diventare ausiliare. Questo è uno dei risultati dell’accordo, che non è stato ancora reso pubblico.

Come Napoleone

Vedendo questi risultati non si può fare a meno di pensare al Concordato tra Stato e Chiesa di Francia firmato da Napoleone nel 1801. Per capire questo Concordato occorre ricordare la situazione di allora. Nel 1789 scoppia la rivoluzione francese. Dopo che i rivoluzionari s’impadroniscono del potere, la Chiesa cattolica diviene il loro primo bersaglio. Sia che si tratti di girondini o giacobini, essi portano avanti una politica di feroce persecuzione contro la Chiesa. La Chiesa di Francia viene sottoposta a una terribile prova.

Il 12 luglio 1790 il partito rivoluzionario promulga la Costituzione civile del clero, il cui nucleo principale riguarda una nuova suddivisione delle diocesi francesi. Prima della rivoluzione la Francia aveva 134 diocesi. Con questa legge dei rivoluzionari si vuole accorpare le diocesi.  Per prima cosa, le diocesi sarebbero state divise secondo i confini delle regioni amministrative dello Stato, riducendole a 51. Secondo, i vescovi sarebbero stati scelti e ordinati autonomamente. La Francia avrebbe avuto un primate; tutti gli altri vescovi della Francia avrebbero ricevuto le facoltà dal primate. I vescovi sarebbero eletti dai preti della diocesi. La scelta sarebbe fatta dai preti e alcuni rappresentanti locali; anche dei laici avrebbero partecipato alla elezione. Terzo, il vescovo primate della Francia sarebbe proposto dal governo, senza nomina pontificia. Quarto e molto importante, tutto il clero della Francia, compresi vescovi e preti, avrebbero dovuto fare un giuramento, chiamato “giuramento di fedeltà”. Solo dopo aver fatto questo giuramento, il clero di Francia avrebbe potuto adempiere il proprio ministero pubblico. Coloro che si rifiutano di giurare, verranno giudicati illegali, non riconosciuti dallo Stato francese, considerati nemici della rivoluzione e punibili secondo la legge.

A quel tempo la Francia aveva 131 vescovi su 134 diocesi. Di tre diocesi la sede vescovile era vacante. Dei 131 vescovi solo quattro hanno firmato. Di questi quattro, due erano tornati a vita secolare, compreso Talleyrand, che poi dal governo rivoluzionario francese fu messo a capo della Chiesa e varie volte procedette all’amministrazione di sacramenti. Meno di un terzo dei 100mila sacerdoti francesi prestò giuramento; due terzi si rifiutarono di giurare. Costoro divennero il gruppo dei preti non giurati. I cattolici francesi cominciarono a non frequentare le chiese e si rifiutavano di ricevere i sacramenti dalle mani dei preti giurati. I preti che si erano rifiutati di giurare si ritirarono nelle campagne di Francia, dove di nascosto nelle case dei fedeli celebravano la messa e amministravano i sacramenti, costituendo il gruppo dei preti non giurati di Francia.

Due Chiese

Per un certo tempo in Francia ci sono due Chiese: una formata dai preti giurati che prestano servizio nelle chiese aperte; l’altra da preti che operano in molte parti delle campagne e anche nelle case in città. I preti non giurati celebrano la messa in segreto e sono chiamati illegali. I rivoluzionari iniziano a dare la caccia ai preti che si sono rifiutati di giurare. Molti vengono rinchiusi in carcere e molti altri messi a morte per mano dei rivoluzionari. Coloro che conoscono la storia della Chiesa, sanno dei martiri di quel tempo.

Questa radicale e fanatica politica di persecuzione non riesce a eliminare la Chiesa, ma alla fine ne causa la divisione.  Il 9 novembre 1799 Napoleone attua un colpo militare di Stato e crea un governo con lui a capo. In politica egli è un pragmatico. “In Francia – egli dice - governo la gente: sono cattolico. In Egitto dove ho dominato, ero musulmano. Se dovessi governare la Terra Santa e Gerusalemme, ricostruirei il tempio di Salomone per far contenti gli ebrei”. 

Per risolvere la disputa con la Chiesa, Napoleone inizia dei colloqui con la Santa Sede. A quel tempo il papa, Pio VII, nomina il cardinal Consalvi, che era Segretario di stato, come incaricato dei negoziati. Dopo mezzo anno di trattative fra le due parti, il 15 luglio 1801 a Parigi viene firmato un Concordato tra Stato e Chiesa. Nel Concordato il governo francese riconosce la Chiesa cattolica romana come la religione della maggioranza dei francesi. La Chiesa cattolica ha un’inscindibile relazione con la storia del popolo francese. Nella storia francese essa ha esercitato un ruolo insostituibile. E’ perciò giusto che abbia libertà di praticare e credere.

Questo punto appare molto buono e sembra voler restaurare la libertà della Chiesa di Francia. Ma in seguito il governo chiede alla Santa Sede di fare una nuova divisione delle diocesi. Al tempo della rivoluzione le 134 diocesi della Francia sono state forzatamente suddivise, ma la Santa Sede non ha mai riconosciuto le azioni unilaterali del governo francese. Tuttavia nel Concordato firmato da Napoleone, la Santa Sede è costretta a fare concessioni, a dividere di nuovo le diocesi di Francia, facendole corrispondere alle regioni amministrative, e a fondarne di nuove. Le 134 diocesi originali vengono ridotte a 60, di cui 10 archidiocesi.

Tutti i vescovi di Francia, che in passato hanno giurato o si sono rifiutati di giurare, hanno dovuto dare le dimissioni. Il capo dello Stato francese, cioè Napoleone, ha il potere di proporre i vescovi, ma al Papa è lasciato il potere di dare la giurisdizione.  Per quanto riguarda la scelta dei candidati, il criterio più diffuso è che essi siano affidabili dal punto di vista politico. Tutto il clero di Francia, vescovi e preti, devono fare un giuramento di fedeltà allo Stato. La Chiesa inoltre dichiara di rinunciare ai beni confiscati al tempo della rivoluzione. Come compenso per le perdite, il governo francese si fa carico del mantenimento del clero, dandogli un sussidio. Era necessario che i vescovi collaborassero con le autorità locali, per procedere con la divisione tra diocesi e parrocchie.

Le promesse non mantenute

Il Concordato del 1801, apparentemente attua la normalizzazione dei rapporti tra il governo francese e la Santa Sede, e fa sì che la Chiesa di Francia possa godere di un lungo periodo di pace. Ma per questo, la Chiesa ha dovuto fare grandi concessioni e subire molte perdite. Dopo la firma del Concordato, al tempo della pubblicazione in Francia, Napoleone aggiunge arbitrariamente 77 articoli. Questi 77 articoli furono aggiunti dal governo francese in modo completamente unilaterale, senza che ci fossero ulteriori accordi con la Santa Sede. Fra gli articoli: gli incontri tra papa e vescovi debbono essere approvati dal governo francese. Anche importanti documenti romani, le encicliche papali, i motupropri, alcuni testi dottrinali o morali devono essere approvati da governo prima di essere usati in Francia.

Gli insegnanti dei seminari o i laici devono obbedire alle disposizioni del gallicanesimo di quegli anni. Alla Chiesa francese è permesso solo di far uso di testi dottrinali approvati dal governo francese per la formazione dei laici. I vescovi non possono indire incontri senza il previo assenso del governo francese. Secondo il modello del passato, i nunzi pontifici avevano il diritto di visitare le diocesi; il rappresentante del papa aveva il diritto di girare per rendersi conto della situazione, in modo da avere una stretta collaborazione tra la Santa Sede e i vescovi locali. Tuttavia in uno degli articoli aggiunti, si stabilisce con chiarezza che se il nunzio pontificio viaggia all’interno della Francia, deve ottenere il permesso governativo.

In questi articoli, in particolare in quelli aggiunti, si può vedere che vengono calpestati i diritti che la Chiesa aveva avuto in passato, e che la Chiesa rimpiangeva. Ma a quel tempo la chiesa era desiderosa di migliorare il rapporto con la nazione francese, e ricostruire le precedenti relazioni diplomatiche. Nella fretta sono state fatte grosse concessioni; inoltre sebbene venisse inviato un nunzio, costui non poteva più giocare un ruolo come nel passato; al contrario veniva manipolato dal governo francese, che aggiunse molte clausole che per la Chiesa non erano accettabili.

Un punto particolarmente difficile: come comportarsi con i vescovi che nel periodo della persecuzione erano stati fedeli alla Chiesa e al papa? Come ci si doveva comportare? Al tempo della rivoluzione e della feroce persecuzione, questi vescovi con la loro ostinata resistenza non hanno tradito la fede e sono rimasti fedeli alla Santa Sede. Ora che la sofferenza era appena passata, l’esperienza di tale sofferenza è ancora fresca nei loro cuori. Come trattare dunque con questo gruppo di vescovi che non hanno giurato? Intimidendo il papa, Napoleone chiede che al più presto si risolva questo problema. Anzitutto egli promette che non nominerà vescovi che al tempo della rivoluzione avevano giurato ed erano stati vescovi della Chiesa ufficiale. In cambio egli chiede alla Santa Sede di agire. La Santa Sede doveva decidere circa quei vescovi che non erano appartenuti alla Chiesa ufficiale. Lasciando che vescovi ufficiali o non ufficiali di quel tempo dessero le dimissioni, la Santa Sede e il governo francese si sono messi d’accordo per eleggere nuovi vescovi. In cambio delle concessioni di Napoleone, la Santa Sede agisce celermente nei confronti del gruppo di vescovi non ufficiali. Molti vescovi con riluttanza esprimono la loro obbedienza alla decisione della Santa Sede e si ritirano.

Ironia vuole che i vescovi nominati da Napoleone sono tutte persone di spicco della Chiesa ufficiale del passato. Va detto che in quegli anni si incoraggiava l’idea che occorreva rompere con il papa e appoggiare il governo repubblicano e gli uomini del governo rivoluzionario. Molto presto le promesse di Napoleone alla Santa Sede si sono manifestate come parole gettate al vento. Una delle conseguenze del Concordato è stata che coloro i quali erano illegali sono divenuti legali; coloro che erano legali si sono tirati da parte.

Dopo la firma del Concordato, la Santa Sede non ha ottenuto i risultati che si aspettava. Inoltre, il Concordato non sparisce dopo la scomparsa di Napoleone. Al contrario: esso è stato continuato dai governi della Francia, sia la monarchia che i governi repubblicani, fino all’inizio del 20° secolo. Fra enormi turbolenze e colpi di scena, la Chiesa di Francia ha pagato un prezzo doloroso.

Ai giorni nostri

Guardando all’attuale accordo tra Santa Sede e Cina, la Santa Sede è sicura di non ripetere gli errori e le tragedie storiche del passato? Sebbene il Concordato tra la Francia e la Chiesa riconoscesse in modo esplicito il papa come suprema autorità della Chiesa, tuttavia lo Stato ha fatto ciò che ha voluto. L’attuale accordo tra Cina e Santa Sede non dice nulla circa l’autorità del papa. (Naturalmente, fatta eccezione per alcuni esperti stranieri che hanno particolari funzioni. Essi possono scrivere qualunque cosa di testa loro. Costoro sono diversi dalla gente ordinaria e non vedono le cose come le vede la gente).

Occorre invece guardare con chiarezza le dichiarazioni dell’Associazione patriottica e del Collegio dei vescovi, e il messaggio dell’incontro di Nanjing che dice: “La Chiesa cattolica cinese non accetta controllo o appoggio da parte di organizzazioni religiose straniere; non permette a forze straniere di intervenire e interferire negli affari della Chiesa in Cina. È necessario mantenere i principi di autonomia [“indipendenza”] e autogestione. ‘Facciamo sì che questi principi diventino il fermo consenso di tutto il clero e dei laici. Che in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza non si vacilli’. Nel promuovere la sinicizzazione della religione, autonomia e auto-gestione sono le fondamenta della pace e stabilità della Chiesa cattolica cinese.” Queste dichiarazioni sono sufficientemente chiare? Gli importanti membri della Santa Sede le hanno viste?

Natale è passato, con celebrazioni di vario tipo sulla terra di Cina. L’accordo è come un piccolo dono natalizio. Speriamo sinceramente che le tragedie del passato non si rinnovino. Nel buio prima dell’alba speriamo di vedere la stella che guida alla speranza e che ci potrà far incontrare il Salvatore, perché il tempo, la storia, la gloria e il potere appartengono a Lui! Per sempre, Amen!