La cerimonia ieri al Fanar. Poroshenko: Oggi l’Ucraina assume l’indipendenza spirituale, dopo aver conquistato l’indipendenza politica del 1991. Bartolomeo: Lottare per l’unità e la pace del gregge ucraino, ma anche operare per la pacifica convivenza col patriarcato di Mosca.
Istanbul (AsiaNews) - Con la consegna del Tomos di autocefalia al metropolita Epifanios, proclamato Metropolita di Kiev e dell’Ucraina, inizia l’avventura di una nuova Chiesa nel difficile e travagliato mondo ortodosso. Nei cosiddetti Diptycha, l’ordine nella classifica delle Chiese ortodosse, la Chiesa Ucraina prende l’ultimo posto, il 15mo, in quanto l’ultima arrivata, la quale annovera circa 23 milioni.
Il Tomos è stato consegnato durante la liturgia ortodossa, concelebrata dal patriarca ecumenico Bartolomeo e dal nuovo primate Epifanios, in presenza del presidente ucraino Poroshenko, cristiano di confessione cattolica di rito greco-bizantino. Dopo la firma del Tomos da parte del patriarca ecumenico, il presidente Poroshenko ha dichiarato che oggi l’Ucraina assume l’indipendenza spirituale, dopo aver conquistato l’indipendenza politica del 1991.
La autocefalia viene concessa secondo i canoni ortodossi codificati nel quarto Sinodo ecumenico (451 d.C.). Va ricordato che primo millennio la Chiesa universale veniva gestita dalla cosiddetta pentarchia (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Chiesa di Cipro).
Dopo il primo millennio e lo scisma tra Roma e Costantinopoli, le autocefalie emerse dalla caduta di Bisanzio venivano concesse da Costantinopoli. La prima autocefalia è stata quella di Mosca nel 1586; poi seguirono Grecia, Bulgaria, Serbia, Romania, Georgia, ecc., tutte concesse da Costantinopoli.
Nella sua omelia Bartolomeo ha detto rivolgendosi a tutti i presenti che oggi per l’Ucraina si apre una nuova pagina e poi rivolgendosi al nuovo primate Epifanios gli ha ricordato che la Divina provvidenza gli riservato un gran privilegio, fare “parte nel novero delle chiese autocefale come 15ma Chiesa ortodossa autocefala”.
“Pertanto - ha aggiunto il patriarca - vi si chiede di lottare per l’unità e la pace dei propri fedeli ed allo stesso tempo operare per la pacifica convivenza con quei fratelli che dovranno continuare a rimanere nelle file della Chiesa che fa capo a Sua Beatitudine e fratello il patriarca di Mosca. Dovete dunque creare tutti quei presupposti perché si ottenga la riappacificazione di tutti. Dovete insomma operare con soli criteri ecclesiologici, dominati dalla carità e dai sacrifici. E non dovete mai dimenticare i benefici che avete tratto dalla vostra Madre Chiesa di Costantinopoli”.
“La storia della Chiesa ortodossa – ha continuato il patriarca - è una storia di libertà e di salvezza. E soprattutto ricordatevi che questo Tomos di autocefalia che vi viene consegnato, non costituisce un simbolo di potere, ma è un simbolo di carità, di sacrificio per la salvezza del gregge del nostro Signore in tutta l’Ucraina”.
“E noi – ha concluso - dalla nostra modesta sede di Fanar, centro dell’Ortodossia, vi seguiremo con affetto e vi saremo di aiuto quando ce lo chiederete. Perché vogliamo la sincera collaborazione per la gloria del nostro Signore e la salvezza del suo gregge”
Nella sua replica, il metropolita Epifanios ha ricordato che gli ucraini hanno ricevuta la loro fede dalla Chiesa madre di Costantinopoli la quale, come ha detto testualmente, “ci ha dato la fede cristiana ortodossa, la didascalia degli Apostoli, il magistero sancito dai Sinodi Ecumenici e gli insegnamenti dei Padri della Chiesa”.
La palla passa ora ai Sinodi delle altre 13 Chiese ortodosse per l’approvazione dell’autocefalia concessa da Costantinopoli. I russi hanno già espresso il loro “no” e pare che esso sarà seguito dai polacchi, cecoslovacchi, serbi ed antiocheni. I motivi sembrano più geopolitici che ecclesiologici. Ma come dicono i grandi vecchi saggi, nel pianeta ortodosso tutto si spiana col tempo.