Stato Shan, nuovo centro globale per la produzione di metanfetamina

Nello Stato, il traffico di stupefacenti ed il conflitto etnico sono fenomeni intrecciati sin dagli anni ’50. Gruppi separatisti e milizie para-militari dipendono dai proventi del traffico illecito. Per tutelare investimenti miliardari e interessi geopolitici, Pechino intrattiene rapporti “pragmatici”.


Yangon (AsiaNews) – Situato al confine con la Cina, lo Stato orientale di Shan è divenuto il centro globale per la produzione di metanfetamina, droga capace di potenti effetti sul sistema nervoso centrale. I progetti infrastrutturali promossi dalla Belt and Road Initiative (Bri) di Pechino nel “Triangolo d’oro” birmano, rischiano di favorire gruppi armati, milizie ed organizzazioni criminali che ne gestiscono il traffico, in quella che è già la seconda regione al mondo per eroina prodotta. È quanto emerge da un rapporto pubblicato ieri dall’International Crisis Group (Icg), Ong con sede a Bruxelles.

Nel documento, dal titolo “Fire And Ice: Conflict And Drugs In Myanmar's Shan State”, sono messi in luce gli interessi ed i complessi rapporti di Pechino con i principali attori nella produzione e nel commercio di droga. Nello Shan, il traffico di stupefacenti ed il conflitto etnico sono fenomeni intrecciati sin dagli anni ’50, in particolare nel nord dello Stato. Dalle attività illecite spesso dipende la sopravvivenza di quanti prendono parte agli scontri armati che infiammano la regione. Tra questi vi sono gruppi separatisti, come lo United Wa State Army (Uwsa) ed il National Democratic Alliance Army (Ndaa); milizie impiagate dal Tatmadaw (l’esercito birmano) per combattere i ribelli; signori della droga, locali e stranieri.

Durante l’evoluzione del conflitto nello Shan, la produzione di droga ha vissuto tre fasi principali: tra gli anni ’50 ed i ’90, l’eroina era dominante; a partire dalla fine degli anni ’90, la coltivazione dell’oppio è diminuita in modo drastico per un divieto imposto dai militanti dell’Uwsa; dal 2010 in poi, le metanfetamine hanno sostituito l’eroina. La loro proliferazione, favorita anche dalla corruzione e dall’aumento del consumo interno, ha sfruttato in modo deciso l’instabilità della regione.

Nel 2018, le autorità birmane hanno sequestrato quantità record di metamfetamine. A gennaio, le forze di sicurezza ne hanno intercettato un carico di 1.750 kg, a cui si aggiungono 500 kg di eroina e 30 milioni di pillole yaba (un mix di metanfetamina e caffeina). Si stima che le droghe abbiano un valore di 54 milioni di dollari Usa all'interno del solo Myanmar.

Negli ultimi due anni, sequestri di sostanze provenienti dal Triangolo d’oro hanno avuto luogo anche in Paesi vicini: 2,1 tonnellate in Australia, 1,6 tonnellate in Indonesia, 1,2 tonnellate in Malaysia. Gli esperti stimano che i sequestri rappresentano 10% del commercio totale, suggerendo una produzione annua complessiva superiore a 250 tonnellate. Nell’intera regione del Mekong, il valore totale del traffico è stimato in oltre 40 miliardi di dollari all'anno.

Gli analisti dell’Icc affermano che la Cina, da dove proviene la maggior parte dei componenti chimici per sintetizzare gli stupefacenti, quasi mai ha condotto operazioni antidroga al confine con il Myanmar. Secondo alcuni osservatori, ciò è giustificato dai rapporti “pragmatici” che Pechino intrattiene con i gruppi armati operativi nello Shan, a tutela dei suoi miliardari investimenti nel Corridoio economico sino-birmano. L'industria della droga acquisterà slancio con gli accordi sottoscritti dai due Paesi. Essi porteranno strade migliori e una ferrovia ad alta velocità che collegherà la Cina meridionale al Golfo del Bengala; da Kunming (nello Yunnan) a Kyaukpyu, sulla costa dello Stato birmano di Rakhine. “Nella recente storia del Triangolo d'oro, l'aumento degli scambi e il miglioramento delle infrastrutture hanno ampliato, e non limitato, le opportunità per i profitti illeciti”, conclude il rapporto.