GMG: Papa, giovani siate portatori di amore e costruttori di ponti, non di muri

Ai 250mila presenti alla cerimonia di accoglienza, Francesco ha detto  che “incontrarsi non significa mimetizzarsi, né pensare tutti la stessa cosa o vivere tutti uguali”. “E questo è un criterio per distinguere le persone: i costruttori di ponti e i costruttori di muri. Questi costruttori di muri che seminando paura cercano di dividere e di impaurire le persone. E voi invece volete essere costruttori di ponti”.


Panama (AsiaNews) – Portare nel mondo la cultura dell’amore e dell’incontro e essere quindi “costruttori di ponti e non di muri”. E’ il primo messaggio di papa Francesco ai 250mila giovani che partecipano alla 43ma Giornata della gioventù, che ha avuto ieri la sua “Cerimonia di accoglienza”.

Arrivato alle 16.45 locali (21.45 GMT) al Campo Santa María La Antigua (Cinta Costera), Francesco è stato accolto da 5 giovani nei costumi tradizionali, provenienti dai 5 continenti, mentre i presenti cantavano l’inno della Gmg 2019, “Hàgase en mì, segùn tu palabra”, “Per me si compia la tua parola”. Al Papa, poi, un gruppo di atleti panamensi ha donato una stola bianca confezionata in mola, tela artigianale realizzata dagli indios Gunas.

Quattro giovani americani hanno poi presentato gli otto patroni di questa Gmg:  Oscar Romero “pastore che accompagna” e il giovane José Sánchez del Río, il camminatore “con i piedi spellati”. E l’umile frate san Martino di Porres e santa Rosa da Lima, prima santa d’America. Ancora san Giovanni Bosco, “regalo di luce per i giovani” e la beata suor Maria Romero, una vita donata ai poveri. Infine Giovanni Paolo II, che mostrò al mondo “il volto giovane di Cristo” e Juan Diego, che in alcune rose invernali raccolse la “Signora che ci porta la luce del Vangelo”.

“Che bello ritrovarci – ha detto per prima cosa Francesco - e farlo in questa terra che ci accoglie con tanto colore e tanto calore! Riuniti a Panamá, la Giornata Mondiale della Gioventù è ancora una volta una festa di gioia e di speranza per la Chiesa intera e, per il mondo, una grande testimonianza di fede”. “Pietro e la Chiesa camminano con voi e vogliamo dirvi di non avere paura, di andare avanti con questa energia rinnovatrice e questo desiderio costante che ci aiuta e ci sprona ad essere più gioiosi e disponibili, più ‘testimoni del Vangelo’. Andare avanti non per creare una Chiesa parallela un po’ più ‘divertente’ o ‘cool’ in un evento per giovani, con un po’ di elementi decorativi, come se questo potesse lasciarvi contenti. Pensare così sarebbe mancare di rispetto a voi e a tutto quello che lo Spirito attraverso di voi ci sta dicendo”.

Citando il documento finale del Sinodo sui giovani, Francesco ha detto che i padri sinodali hanno scritto: “Vogliamo ritrovare e risvegliare insieme a voi la continua novità e giovinezza della Chiesa aprendoci a una nuova Pentecoste”. Ma questo è possibile solo se, ha commentato il Papa, “sappiamo camminare ascoltandoci e ascoltare completandoci a vicenda, se sappiamo testimoniare annunciando il Signore nel servizio ai nostri fratelli”, un servizio concreto, non “di figurine”.

Arrivare qui per voi non è stato facile, ha detto ancora Francesco, ma come veri discepoli “non avete avuto paura di rischiare e camminare”. “Veniamo da culture e popoli diversi, parliamo lingue diverse, usiamo vestiti diversi. Ognuno dei nostri popoli ha vissuto storie e circostanze diverse. Quante cose ci possono differenziare! Ma nulla di tutto ciò ha impedito che potessimo incontrarci ed essere felici di stare insieme. Questo è possibile perché sappiamo che c’è qualcosa che ci unisce, c’è Qualcuno che ci fa fratelli”. “Il vero amore” armonizza le differenze “in una superiore unità”, mentre “il padre della menzogna, preferisce un popolo diviso e litigioso, a un popolo che impara a lavorare insieme”.

“Incontrarsi – ha sottolineato - non significa mimetizzarsi, né pensare tutti la stessa cosa o vivere tutti uguali”. “E questo è un criterio per distinguere le persone: i costruttori di ponti e i costruttori di muri. Questi costruttori di muri che seminando paura cercano di dividere e di impaurire le persone. E voi invece volete essere costruttori di ponti”.

"Abbiamo un sogno in comune", quello “per il quale Gesù ha dato la vita sulla croce”. Un sogno “chiamato Gesù, seminato dal Padre con la fiducia che crescerà e vivrà in ogni cuore”. Un sogno “che scorre nelle nostre vene, fa trasalire il cuore e lo fa sussultare ogni volta che ascoltiamo” le parole di Gesù ai discepoli, nel suo “testamento”: “Amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. Francesco ha ricordato che sant’Oscar Romero amava dire: “Il cristianesimo non è un insieme di verità da credere, di leggi da osservare, o di proibizioni. Visto così non è per nulla attraente. Il cristianesimo è una Persona che mi ha amato tanto, che desidera e chiede il mio amore. Il cristianesimo è Cristo”. E’, ha affermato il Papa “portare avanti il sogno per cui Lui ha dato la vita: amare con lo stesso amore con cui ci ha amato”.

A tenerci uniti, ha proseguito, è “la certezza di sapere che siamo stati amati con un amore profondo che non vogliamo e non possiamo tacere e ci provoca a rispondere nello stesso modo: con amore. È l’amore di Cristo quello che ci spinge”. Un amore “che non si impone e non schiaccia”, che “non emargina e non mette a tacere”, che “non umilia e non soggioga”. È l’amore del Signore, “quotidiano, discreto e rispettoso”, “di libertà e per la libertà”, che “guarisce ed eleva”. “È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato. È l’amore silenzioso della mano tesa nel servizio e nel donarsi. Non abbiate paura di amare, non abbiate paura di questo amore concreto, di questo amore che ha tenerezza, di questo amore che serve, di questo amore che dà la vita”.

“Questa Giornata – ha concluso - non sarà fonte di speranza per un documento finale, un messaggio concordato o un programma da eseguire”. A trasmettere speranza sono, dice rivolto ai giovani “i vostri volti” e “la preghiera”. Ognuno tornerà a casa “con la nuova forza che si genera ogni volta che ci incontriamo con gli altri e con il Signore”, per ricordare e mantenere vivo “quel sogno che ci fa fratelli e che siamo chiamati a non lasciar congelare nel cuore del mondo”. “Dovunque ci troveremo, qualsiasi cosa staremo facendo, potremo sempre guardare in alto e dire: ‘Signore, insegnami ad amare come tu ci hai amato’”.